Direttiva pagamenti, si accelera

Il Sole 24 Ore
26 Gennaio 2012
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L’opzione dei titoli di Stato per i pagamenti pregressi, l’anticipo del recepimento della direttiva Ue per quelli futuri. Si articola su un doppio binario la strategia del Governo per iniziare a smaltire una montagna di arretrati di quasi 70 miliardi con una media di circa 180 giorni di ritardo. L’articolo 35 del decreto in realtà riguarda i debiti delle amministrazioni statali, rinviando di fatto la questione spinosa dei ritardi delle Regioni legati essenzialmente alla sanità. Sulla direttiva europea ‐ pagamenti tra privati e Pa (entro 30 giorni salvo deroghe) e tra privati (entro 60 giorni) il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, nel corso del question time alla Camera, ha annunciato l’intenzione di giocare d’anticipo. Già lo Statuto delle imprese, approvato in via definitiva dal Parlamento, anticipa la scadenza per il recepimento della direttiva direttiva europea 2011/7/Ue di quattro mesi (da marzo 2013 a novembre 2012). Passera ha poi ricordato che, oltre allo Statuto delle imprese, il tema dei pagamenti è trattato all’articolo 14 del Ddl comunitaria 2011 all’esame dell’Aula della Camera che «dà attuazione diretta» alla direttiva Ue. Il Governo potrebbe accelerare, «anche presentando emendamenti ove necessario». Tra le ipotesi in campo, resta quella di imporre alla Pubblica amministrazione che non pagherà entro i termini previsti un interesse di mora pari al tasso di riferimento maggiorato del 7-8 per cento. Anche di questa opzione si parlerà al tavolo tecnico tra associazioni imprenditoriali e Governo.
È già in vigore invece la disposizione del decreto liberalizzazioni che prevede la possibilità, su richiesta del creditore, di pagare i debiti della Pa centrale in titoli di Stato. In gioco ci sono complessivamente 5,7 miliardi per crediti maturati nei confronti dei ministeri. Fino a 4,7 miliardi per l’estinzione dei crediti connessi a transazioni commerciali per l’acquisizione di servizi e forniture, iscritti quali residui passivi perenti, più un massimo di 1 miliardo per spese relative a consumi intermedi maturati al 31 dicembre 2011. Dei 4,7 miliardi, una fetta (2,7 miliardi) viene coperta dalle risorse relative a rimborsi e compensazioni di crediti di imposta. La quota restante ‐ 2 miliardi ‐ potrà essere impiegata per l’estinzione dei crediti anche mediante assegnazione di titoli di Stato. Il tetto per i pagamenti dei titoli di Stato sarà comunque flessibile: infatti, se le richieste saranno superiori, potranno essere soddisfatte riducendo per compensazione l’altro plafond di 2,7 miliardi. La relazione spiega che dal maggior fabbisogno complessivo di 4,7 miliardi deriva l’esigenza di maggiori emissioni di titoli con conseguente aggravio della spesa per interessi, valutati per ciascun anno in 235 milioni dal 2012, per un tasso di interesse medio del 5% annuo. Onere coperto con le maggiori entrate derivanti nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Trento e Bolzano dagli incrementi delle aliquote dell’accisa sull’energia elettrica.
Per quanto riguarda invece la dote di un miliardo per i consumi intermedi, 740 milioni arriveranno dalla contabilità ‘Agenzia delle entrate-Fondi di bilancio’ e 260 milioni dai risparmi sul debito pubblico per il 2012 derivanti dalle maggiori risorse presso la tesoreria statale. L’articolo 35, infatti, prevede che entro fine febbraio Regioni, enti locali, enti del comparto sanitario e università dovranno versare sulle rispettive contabilità speciali aperte presso la tesoreria dello Stato il 50% delle loro disponibilità liquide depositate in banca, mentre la restante quota di questa «liquidità esigibile» dovrà essere girata sulla contabilità speciale entro il prossimo 16 aprile. Secondo la relazione tecnica, l’afflusso presso la tesoreria statale sarà di almeno 8,6 miliardi. In allarme l’Unione province italiane: «Lo Stato paga i suoi creditori con i soldi degli enti locali».

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