«La paura fa 90», recita la smorfia, vale a dire la cabala alla napoletana. E chissà quanti partenopei avranno evocato l’antica interpretazioni dei numeri del lotto quando hanno saputo che Stefano Caldoro, presidente regionale, Luigi Casero, numero uno della Provincia di Napoli e Luigi de Magistris, primo cittadino, si sono disciplinatamente accodati mercoledì scorso a Corrado Clini, ministro per l’Ambiente, in missione a Bruxelles.
La paura l’aveva messa Janez Potocnik, commissario europeo, minacciando una sanzione di 517mila euro al giorno, se l’Italia non avesse risolto strutturalmente la questione rifiuti a Napoli e in Campania.
E da lui s’è recata la delegazione bipartisan, per spiegare la lettera con cui il nostro Paese ha risposto a rilievi e alla procedura di infrazione scattata nel 2008, per i sei milioni di ecoballe stoccate.
Il commissario sloveno ha dimostrato di apprezzare l’unità di intenti oltre alle rassicurazioni italiane esposte nel documento di replica ai rilievi, concedendo sei mesi ulteriori di proroga per metterne a punto i contenuti.
Non solo, Potocnik, ha sbloccato 145 milioni di finanziamenti che «dovranno essere finalizzati a sostenere il riciclaggio, le nuove tecnologie di gestione dei rifiuti e un aumento dell’efficienza della raccolta», come riporta il Corriere del Mezzogiorno.
Per gli inceneritori, invece, altri finanziamenti europei saranno concessi, «caso per caso».
Fondi che, ha precisato il commissario, saranno riaddebitati in toto all’Italia se non risulteranno perseguiti gli obiettivi prestabiliti. Acca nisciuno è fess, ha fatto capire. In inglese euroburocratico che è suonato proprio come l’antico adagio partenopeo: qui nessuno è fesso.
Potocnik e i suoi tecnici non sono entrati nel merito del Piano regionale, approvato nelle settimane scorse, e che prevede ben tre inceneritori, fra cui quello di Napoli Est contro il quale de Magistris ha promesso le barricate.
Alla Commissione per il momento si sono accontentati dello schema fornito dal ministro e degli amministratori campani: nel breve, esportazione dei rifiuti (dopo l’Olanda, il comune tenterà analoghi accordi con Danimarca e Germania), invio agli altri impianti italiani e, nel frattempo, sviluppo della raccolta differenziata e del compostaggio; nel lungo periodo, mix di differenziata e di termovalorizzazione.
Il sindaco di Napoli ha esultato: «L’Ue ha riconosciuto due aspetti essenziali: l’estensione della differenziata porta a porta e il trasferimento transfrontaliero via nave dei rifiuti verso l’Olanda». E, ognuno per le sue competenze, anche Regione e Provincia hanno manifestato soddisfazione per la decisione di Bruxelles, quasi che la proroga fosse una risoluzione della procedura e non semplicemente un rinvio.
Un clima di trasversale euforia che il Pd campano s’è preccupato di guastare con una risentita dichirazione contro il governatore regionale Caldoro: «Non bisognava fare altro che rispondere ai rilievi e le prescrizioni che sono state avanzate in sede europea, senza perdersi dietro ad improbabili alchimie», hanno bacchettato all’unisono Enzo Amendola, segretario regionale, con Giuseppe Russo, capogruppo in consiglio e Fulvio Bonavitacola, deputato salernitano, in virtù del suo incarico di «responsabile dei deputati campani Pd per il ciclo dei rifiuti» (sic!).
Sempre rivolti a Caldoro, i piddini hanno intimato che «dopo due anni il governo regionale si mostri all’altezza del compito».
Dichiarazione quasi surreale, considerando l’impatto sulla questione rifiuti del decennale governo regionale (2000-2010), del diessino e poi democrat Antonio Bassolino.
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