ROMA – Il cantiere per semplificare il Fisco, non dare tregua agli evasori e ritoccare l’Imu dopo l’acce-lerata di dicembre dovrà fa-re i conti con il “generale inverno”. Dopo la pubblica-zione sulla Gazzetta Uffi-ciale di ieri del Dl semplifi-cazioni (su cui si veda an-che pagina 29), l’obiettivo del Governo resta quello di portare all’esame del Consi-glio dei ministri di martedì il nuovo provvedimento d’urgenza sul Fisco. Ma an-che all’Economia, oggi e domani, si deve fronteggia-re il il maltempo e soprattut-to l’ordinanza del sindaco di Roma che chiude gli uffici pubblici per il rischio neve. In questo caso il varo del Dl potrebbe slittare di una set-timana. La decisione finale spetterà al premier Mario Monti che, una volta rien-trato nel fine settimana da-gli Stati Uniti, potrà mettere gli occhi sulle misure ipo-tizzate a via Venti Settem-bre. Sulla decisione finale peserà, in qualche modo, anche la proroga del termi-ne del 16 febbraio prossimo per il versamento della pa-trimoniale sulle attività fi-nanziarie scudate introdotta dalla manovra di Natale. Una settimana in più di tempo potrebbe poi consen-tire ai tecnici di definire sia le misure d’urgenza sia i principi che dovranno ri-scrivere la delega sulla ri-forma fiscale. A partire da quella del catasto; si cerca soltanto lo strumento legi-slativo appropriato, che po-trebbe essere un nuovo di-segno di legge o un corretti-vo alla “vecchia” delega og-gi all’esame della commis-sione Finanze della Camera. Nella cornice della nuova delega fiscale potrebbero trovare posto anche i temi più “pesanti” legati alla fi-scalità locale, mentre i primi ritocchi urgenti dell’Imu troverebbero posto nel de-creto legge. Il primo tema all’ordine del giorno sono le esenzioni e gli sconti “salta-ti” nel passaggio dall’Ici all’Imu. Oltre agli immobili «non istituzionali» degli en-ti pubblici, che costringe-rebbero i Comuni a versare allo Stato la quota erariale dell’Imu sui propri immobili (si veda anche il Sole 24 Ore di ieri), la nuova impo-sta non ha rinnovato le age-volazioni per gli immobili di interesse storico artistico che, soggetti all’aliquota ba-se, vedrebbero impennare il prelievo a loro carico. Pro-blematica anche la discipli-na sugli immobili di edilizia popolare, perché anche gli sconti obbligatori sono inte-gralmente a carico dei Co-muni, dal momento che non intaccano la quota erariale calcolata anche in questo caso al lordo. Tra le agevo-lazioni che non sono so-pravvissute al cambio d’im-posta, poi, va ricordato l’ab-battimento al 50% per i fab-bricati dichiarati inagibili o inabitabili e la possibilità, diffusa in molti Comuni, di tagliare l’aliquota per chi installa impianti di energia rinnovabile. Uno dei nodi più complessi, però, riguar-da le seconde abitazioni, perché il passaggio all’Imu salva dai rincari chi tiene case vuote (e nel nuovo re-gime non paga più l’Irpef sui redditi fondiari) mentre colpisce chi affitta, soprat-tutto nel caso dei canoni concordati. Per quanto ri-guarda le semplificazioni degli adempimenti sul tap-peto restano le modifiche allo spesometro con una ri-definizione della soglia per le comunicazioni delle compravendite, così come la possibile eliminazione di comunicazioni che potreb-bero trovare posto diretta-mente nelle dichiarazioni dei redditi.
Le novità in arrivo
Le agevolazioni
La prima revisione dell’Imu potrebbe riguardare le esenzioni e gli sconti saltati con il passaggio alla nuova imposta. In particolare, punti critici riguardano gli immobili di Comuni (che erano ovviamente del tutto esclusi dall’Imu) e Camere di commercio, e gli sconti previsti dalla vecchia disciplina per gli immobili di interesse storico-artistico.
Edilizia popolare
Allo studio anche le revisioni per gli immobili di edilizia popolare; gli sconti e le detrazioni, anche obbligatorie, previ-ste dalla disciplina sono di difficile applicazione perché la «quota erariale» dell’Imu (50% dell’imposta ad aliquota base) non ne tiene conto e carica l’intero onere sui Comuni.
Gli interventi più complessi
Critico è anche il capitolo delle seconde case: quelle vuote ottengono dalla nuova disciplina un alleggerimento (non si paga più l’Irpef) mentre quelle affittate, soprattutto se a canone concordato, vedono incrementato il prelievo. Allo studio anche la riforma del Catasto per collegarne i valori ai livelli di mercato.
Spesometro
Il Dl dovrebbe anche abbattere l’attuale limite fissato a 3mila euro per l’invio dei dati al Fisco per lo spesometro. La so-glia verrebbe eliminata per le operazioni tra partite Iva così da evitare a imprese e professionisti di dover individuare quali operazioni rientrano o meno sotto tale limite. E si profilerebbe un ritorno all’elenco clienti fornitori.
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