Nessuna manovra bis, ma la linea del Piave del governo sulle liberalizzazioni è di accogliere «solo qualche modifica. Non tutte sono di arretramento, altre non potremo accogliere e non le accoglieremo». Poi a sera Palazzo Chigi lascia trapelare un atteggiamento ancora più netto: sulle liberalizzazioni l’Esecutivo intende andare avanti «senza arretramenti e senza passi indietro».
Le nuove previsioni della Commissione europea collocano la caduta del Pil per l’anno in corso all’1,3%, contro lo 0,4-0,5% stimato in dicembre dal governo. Occorrerà dunque una manovra bis? La domanda, non certo inattesa, cade nel mezzo della conferenza stampa che Mario Monti e Mariano Rajoy hanno dedicato per gran parte ad illustrare i progressi compiuti da Italia e Spagna sul fronte del consolidamento fiscale. Il presidente del Consiglio torna a escludere il ricorso a una nuova correzione dei conti pubblici. «Siamo convinti che la direzione imboccata sia quella giusta». In sostanza, nel ribadire il pareggio di bilancio nel 2013, impegno – sottolinea – assunto già dal precedente governo, Monti ricorda come le previsioni macroeconomiche sulle quali è stata impostata la manovra «salva-Italia» siano ispirate a criteri «molto prudenziali». Al tempo stesso, si è ipotizzata una spesa per interessi in aumento verso il 6% del Pil nel 2014, ma sulla base dei livelli record registrati in novembre, per effetto dell’aumento dello spread Btp/Bund. Si è passati dal picco dei 575 punti base del 9 novembre agli attuali 370, dunque si può fin d’ora mettere nel conto un minor esborso per quel che riguarda la componente decisiva della spesa per interessi sul debito. Infine, il governo si affida ai proventi della lotta all’evasione: «Pur avendo introdotto strumenti vigorosi, non abbiamo contabilizzato neppur un euro». Tutti «margini prudenziali», che consentono ora a Monti di confermare l’obiettivo del pareggio di bilancio senza ulteriori correzioni in corso d’opera. Lo conferma il vice ministro all’Economia, Vittorio Grilli: «Per ora le cose stanno andando come ci attendevamo. Abbiamo fatto riforme importanti e i risultati non tarderanno».
Il premier conta sull’effetto propulsivo che le liberalizzazioni potranno avere sulla crescita. Il decreto è all’esame della commissione Industria del Senato, sotto il peso di 1.500 emendamenti e l’attacco concentrico delle lobby. Altra domanda che non coglie impreparato il premier: il governo sta nuovamente per cedere? Monti la prende alla larga, premettendo che il governo ha una responsabilità precisa presso l’opinione pubblica. Nessun arretramento – ribadisce – poiché sulle riforme dobbiamo «far prevalere l’interesse generale e quindi ottenere un bilanciamento dei sacrifici, che renda il paese veramente competitivo». Gli interessi di categoria sono legittimi, «ed è doveroso e naturale che il governo sia aperto al dialogo, ma teniamo moltissimo a queste riforme. In gioco è il bene del paese».
Di crescita e lavoro hanno parlato i due leader, in linea con la lettera sottoscritta lunedì scorso insieme ad altri dieci leader europei. «Abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri». In serata, dopo aver incontrato a palazzo Chigi Martin Schulz che definisce l’Italia «un Paese-chiave». Monti conferma che il tema all’ordine del giorno in Europa deve essere la crescita. E le aspettative sono tutte per il Consiglio europeo dei primi di marzo.
LE STIME SULL’ITALIA
-1,3% Il Pil nel 2012
Le previsioni economiche intermedie della Commissione europea, presentate ieri a Bruxelles dal commissario Olli Rehn, hanno certificato che la recessione, prevista e temuta, è arrivata puntuale: quest’anno morderà in Italia (Pil -1,3%) più che nel resto dell’Eurozona (-0,3%), con l’eccezione di due paesi che stanno molto peggio e non si finanziano più da tempo sui mercati: la Grecia (-4,4%) e il Portogallo (3,3%)
370 punti base Il tetto dello spread BTp-Bund
Olli Rehn prevede per il nostro paese una stabilizzazione dell’attività economica, a condizione che lo spread tra Btp e Bund si mantenga al di sotto dei 370 punti base. Il commissario agli Affari economici e monetari, nel corso dell’illustrazione ai giornalisti dei nuovi dati previsionali, ha elogiato la “determinazione” del governo italiano nell’affrontare «le sfide dell’alto debito pubblico e della bassa crescita, adottando un ampio ventaglio di misure di bilancio e strutturali»
7% Il peso delle manovre sul Pil
Nel mese di dicembre, ha ricordato il commissario Rehn, la manovra antideficit che il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha denominato «salva-Italia», si è tradotta in un pacchetto di misure di consolidamento «con un impatto pari all’1,3% del Pil». Nella serie storica, le manovre adottate complessivamente dal maggio 2010 ammontano a 100 miliardi, «pari al 7% del Pil»
2013 Pareggio di bilancio
La manovra di dicembre del Governo calibra il percorso di riduzione del deficit, in direzione del pareggio di bilancio nel 2013. Tuttavia la previsione si basava su un quadro macroeconomico che vedeva per l’anno in corso una contrazione del Pil tra lo 0,4 e o lo 0,5 per cento. Stime per gran parte superate: ora Bruxelles fissa l’asticella a -1,3%. Rehn sospende per ora il giudizio sulla necessità di una eventuale manovra aggiuntiva, in attesa di ricevere tra marzo e aprile le stime aggiornate del governo
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