Torna la tassa sulla disgrazia. Il maxiemendamento interamente sostitutivo del decreto sulle semplificazioni fiscali (dl 5/2012), che è oggi in aula al Senato per ottenere la fiducia dal governo, reintroduce infatti la norma espulsa dal milleproroghe in aula alla Camera che prevede la possibilità di aumentare le accise su benzina e gasolio per far fronte a spese eccezionali della protezione civile al fine di fronteggiare eventuali danni da calamità naturali. Anche se a far scattare l’aumento dell’aliquota dell’accisa per reintegrare i soldi che sono prelevati da un fondo di riserva per le spese impreviste sarà l’Agenzia delle dogane. Non saranno dunque le regioni a dover deliberare gli aumenti fiscali, come inizialmente prevedeva la versione della norma espunta dal milleproroghe. Dunque, salvo che il governo non trovi le risorse necessarie altrove, non appena il fondo viene toccato dovrà essere reintegrato automaticamente con l’aumento dell’accisa a livello nazionale: «Il fondo», recita la norma, «è corrispondentemente e obbligatoriamente reintegrato in pari misura con le maggiori entrate» derivanti appunto dagli incrementi disposti dall’Agenzia delle dogane.
Occorre infatti ricordare che la parte della tassa sulla disgrazia di competenza regionale è stata bocciata dalla Corte costituzionale, con sentenza del 13 febbraio scorso, in seguito al ricorso delle regioni Liguria, Basilicata, Puglia, Marche, Abruzzo e Toscana. Il comma 5-quater dell’articolo 5 della legge sulla protezione civile, che è stato cassato dalla Consulta, autorizzava le Regioni a deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali, delle aliquote attribuite alla regione, nonché ad elevare ulteriormente l’accise regionale su benzina. Saltato, alla luce dalla sentenza della Corte costituzionale, il comma 5-quater dell’articolo 5 sull’accise di competenza regionale, è tornato invece in vita il comma 5-quinquies dell’articolo 5 della stessa legge (abrogato alla Camera all’inizio di marzo e riesumato ieri in Senato), che impone all’Agenzia delle dogane di rimpinguare il fondo imprevisti, presso il ministero dell’Economia, nella misura in cui questo viene spolpato.
Calamità C’è la tassa ma corretta
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Italia Oggi
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