«La strada giusta è quella indicata dalla recente campagna del Sole 24 Ore in cui lo sviluppo economico si lega strettamente alla cultura». Parola di Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, a margine della presentazione dei Premi David di Donatello 2012 dell’Accademia del Cinema, ha ribadito ieri la sua ferma e convinta adesione al Manifesto per la cultura lanciato su queste pagine dal supplemento Domenicale del 19 febbraio scorso. Il presidente, commentando la mancata attenzione della politica verso la cultura, ha invece opportunamente allargato il suo ragionamento, spiegando che per uscire dalla crisi economica può essere importante «la valorizzazione della cultura. Uscire dalla crisi vuol dire anche recuperare la fiducia in noi stessi e negli altri». E se l’argomento principe dal quale è scaturita la dichiarazione di ieri era il cinema, Napolitano, in realtà, alludeva a un sistema di valori e priorità da far ripartire e impostare nel modo corretto. «Ci sono stati periodi in cui la politica è stata meno distratta verso il cinema e meno povera culturalmente – ha detto il Presidente –. C’è una grande esigenza di recupero di una dimensione culturale, morale e ideale del cinema». Evidentemente non solo del cinema.
Del resto, non era la prima volta che Napolitano si dichiarava così apertamente a favore della campagna intrapresa da queste pagine. Lo scorso 23 marzo, in occasione della Giornata di Primavera del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano), il Capo dello Stato aveva richiamato l’attenzione sull’importanza della tutela e dello sviluppo del paesaggio italiano, visto come veicolo di cultura ma anche di possibile ritorno economico, in strategie di medio e lungo periodo. Quel discorso era stato riportato integralmente nella copertina del Domenicale del 25 marzo.
La campagna «Niente cultura, niente sviluppo» è stata un successo importante e significativo, a conferma del fatto che c’era bisogno di una sveglia concreta su questi temi nella società civile. Dopo le migliaia di adesioni raccolte tra le personalità del mondo della cultura e soprattutto tra i lettori del giornale, dopo gli interventi (tra cui ricordiamo soltanto la lettera dei tre ministri Profumo, Ornaghi e Passera), infatti, ora si cercherà di passare a fatti più concreti, organizzando gli Stati Generali della Cultura che si terranno prossimamente a Milano.
Intanto, anche il Salone del Libro di Torino – la più importante manifestazione editoriale italiana – ha deciso di sposare la causa del Manifesto. In apertura, infatti, del Salone – che si terrà dal 10 al 14 maggio al Lingotto – è previsto (giovedì 10, ore 18, Sala Rossa) il convegno «Il manifesto della cultura. Le cose da fare. Proposte degli espositori». Al convegno interverranno il direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, Andrea Carandini, Alberto Conte, Evelina Christillin, Sergio Luzzatto, Francesco Micheli, Marco Polillo (a rappresentare mondi diversi e diversamente impegnati nella cultura: dallo storico al manager culturale, dall’editore allo storico dell’arte), moderati dal responsabile del supplemento domenicale, Armando Massarenti. Sarà l’occasione per iniziare a stendere quelle proposte concrete che saranno poi sottoposte al Governo per cercare di indirizzare le buone idee in pratiche politiche e tradurle quindi in atti legislativi concreti.
Cosa, che d’altro canto, sta già succedendo con i candidati sindaci della prossima tornata elettorale amministrativa. Molti di questi candidati, da Verona a Palermo, hanno sottoscritto il Manifesto o ne hanno fatto un punto programmatico, anche sotto la spinta dei cittadini sensbili al tema e delle molte associazioni culturali che si sono ritrovate nel “pretendere” quell’attenzione alla cultura da parte della politica che lo stesso Napolitano ha indicato come punto debole.
Tra i più attivi sostenitori del Manifesto, infine, ci sono i librai, in particolare gli indipendenti. A tutti i librai italiani è stata mandata copia della prima pagina del Domenicale e sono decine le librerie italiane che stanno esponendo nelle loro vetrine il Manifesto. Segno che dichiararsi a favore della cultura non è un solo un auspicio ma può essere tradotto in un «memento» visibile e, speriamo presto, anche tangibile.
LA PROPOSTA IN CINQUE PUNTI
Il manifesto «Per una costituente della cultura» è stato presentato sul Sole 24 Ore Domenica lo scorso 19 febbraio. L’iniziativa è stata accolta da un altissimo numero di adesioni, in campo culturale ma non solo.
Sui temi del Manifesto è intervenuto domenica 25 marzo sul Domenicale del Sole anche Giorgio Napolitano. Secondo il Presidente la politica è stata poco lungimirante nel valorizzare il nostro patrimonio culturale.
- La Costituente
L’articolo 9 della Costituzione «promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Temi che richiedono un approccio economico. - Una strategia di lungo periodo
Per tornare a crescere dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione delle culture. - Cooperazione tra i ministeri
Sinergia condivisa dal ministro dei Beni Culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, della Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il premier. - L’arte a scuola e la cultura scientifica
L’azione pubblica deve radicare a tutti i livelli educativi lo studio dell’arte per rendere i giovani custodi del patrimonio. La cultura scientifica va assecondata. - Pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale
Serve una cultura del merito cui affiancare complementarità pubblico/privato e provvedimenti a sostegno dei privati che offrano sgravi fiscali.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento