Ma invece di delineare soluzioni tecniche aderenti a questa regola, il riferimento per l’intero percorso è il gettito stimato dell’Imu per singolo Comune. Questa stima determina la variazione compensativa dei trasferimenti, attraverso la quale lo Stato preleva la differenza per riportare la nuova entrata allo stesso gettito dell’Ici che risulta dai consuntivi 2009 e 2010. Si tratta di ben 3,2 miliardi, pari alla differenza tra il gettito dell’Imu destinata ai Comuni (12,4 miliardi, di cui 3,4 per l’abitazione principale) e il gettito Ici (9,2 miliardi). Questo complicato dispositivo impone all’Economia una missione impossibile, “centrare” il gettito Imu di 8.094 Comuni; ogni scostamento dal gettito effettivo produrrà differenze non dovute sulle risorse di ciascun Comune.
La legge prevede ora l’accertamento «convenzionale» di Imu e trasferimenti, nella misura indicata dalle stime governative. Si tratta di un’obiettiva facilitazione, ma i Comuni dovranno prodursi in equilibrismi nella gestione dei bilanci, anche per le incertezze su come verranno riviste le stime alla luce del gettito effettivo Imu. Il rischio è duplice: l’ulteriore aumento del prelievo, con la manovra delle aliquote, non commisurato all’effettiva riduzione delle risorse, e un adeguamento delle stime ministeriali alla realtà degli incassi che risulti incompleto, rivelando così livelli di entrata più bassi del previsto.
Le stime Imu formulate dai Comuni, che l’Ifel sta rilevando, evidenziano ampie differenze di percezione dell’impatto del nuovo tributo rispetto all’Economia. La distanza tra Imu “ministeriale” e Imu “comunale” raggiunge anche il 50% del gettito Ici. Guardando alla sola abitazione principale, emerge la sensazione che i dati dell’Economia portino una generalizzata sovrastima. Inoltre, le stime non considerano le modifiche nella disciplina dell’Imu e nella ripartizione del gettito tra Stato e Comuni introdotte dal Dl 16/2012.
Le decisioni comunali su bilanci ed entrate devono essere caratterizzate da grande freddezza. Il principio compensativo del Dl 201/2011 deve guidare ogni previsione. Gli scostamenti tra le stime Imu ministeriali e comunali non possono essere valutati senza considerare le variazioni dei trasferimenti che ne discendono. Ciò che conta è la somma delle risorse movimentate (Imu e trasferimenti). In pratica, più alto è il gettito Imu stimato e più alto sarà il taglio derivante dall’articolo 28 della manovra, in costanza della restante parte delle risorse.
Non sono trascurabili i rischi di eccessiva “generosità” delle stime ministeriali. Il Dl 16/2012 nega qualsiasi diritto al riconoscimento del gettito convenzionale previsto e accertato ed è lecito dubitare che il Governo sarà in grado di esercitare con facilità la facoltà di aumento in corso d’anno delle aliquote di base tramite Dpcm. Si tratta, tuttavia di margini di rischio da non confondere con l’eventualità – da rigettare – che i trasferimenti statali resteranno allo stesso livello delle attuali elaborazioni ministeriali anche a fronte di gettiti Imu diversi rispetto alle previsioni. Dare stabilità ai bilanci e razionalità alla manovra sulle entrate locali è ancora possibile, ma a condizione di riprendere relazioni costruttive tra Governo e Comuni, definendo in due-tre settimane al massimo il percorso concordato per la revisione delle stime Imu sulla base della nuova normativa e dei gettiti incassati.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento