Prodi: «Più Europa ci farà uscire dalla crisi»

Non è in crisi l’euro ma la costruzione della stessa Unione, perché la buona politica è umiliata dalla finanza

Il Sole 24 Ore
8 Maggio 2012
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Più Europa, con gli Euro union bond e una Tobin tax anche solo europea, o qualcosa che le somigli molto. È la «via maestra» indicata da Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio nel dibattito a cui ha partecipato anche il presidente designato di Confindustria, Giorgio Squinzi, per «uscire dalla crisi» in cui la finanza spregiudicata, le crisi dei debiti sovrani e le necessarie politiche di austerità e inevitabilmente recessive ci hanno cacciato.
Guardare all’«Economia oltre la crisi» era l’oggetto del dibattito di ieri mattina all’Università Cattolica a Milano, lo stesso titolo del libro di Quadrio Curzio, un saggio-intervista (curato da Stefano Natoli), di riflessioni sul liberalismo sociale. In un’aula piena zeppa di studenti, ma nelle prime file affollata di esponenti della finanza cattolica come Giuseppe Guzzetti (Fondazione Cariplo) o Angelo Caloia (ex direttore dello Ior), del mondo accademico e dell’imprenditoria, sono emerse anche proposte concrete per l’agenda del presidente del Consiglio, Mario Monti, impegnato nell’arduo tentativo di rilanciare la crescita interna. E si è discusso della necessità degli Stati moderni «di cedere sovranità per poterla difendere, di fronte a regole di mercato che non riusciamo a controllare» ha detto Prodi.
Secondo l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Ue, «il paradosso è che non è in crisi l’euro, ma l’Europa». La finanza «espropria i Governi, umilia la politica» e «mette in difficoltà i bond governativi. Ma l’euro continua ad essere cambiato a 1,31 dollari, segno che sarà solido anche in futuro».
Ciò che è accaduto è che «è cambiato il concetto dello Stato moderno, la sovranità è in crisi e per conservarla dovremo conferirne una parta al livello superiore», agli Stati uniti d’Europa, indicati da Squinzi come la meta da raggiungere per lasciarsi alle spalle la crisi.
Un segnale di speranza secondo Prodi («rattristato ma non stupito dal voto greco») è l’esito delle elezioni francesi che va verso «una collaborazione più ampia in ambito europeo» e crea le condizioni perché «la Francia torni a fare la Francia». Se Parigi «non torna a giocare il ruolo che ha sempre avuto, fatichiamo a riprendere il cammino europeo. Non è questione di destra o sinistra – ha insistito – ma del carattere del presidente precedente che nei prevertici faceva arrabbiare gli altri 25 paesi escludendoli, ma poi nei vertici era perdente». Presto anche i tedeschi, di cui «colpisce la mancanza di senso del futuro», dovranno rassegnarsi all’evidenza: «Hanno bisogno dell’Europa per costruire una supply chain adeguata alla competizione globale».
Quanto all’Italia, a parte la necessità di rendere «stabile e semplice» il sistema fiscale, il dibattito si è sviluppato sulla proposta di Squinzi di puntare sulla «ripartenza virtuosa dell’edilizia» e «sugli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali».
«Sono favorevole al rilancio di un settore così importante come l’edilizia – ha detto Quadrio Curzio – attraverso la ristrutturazione dell’esistente e degli edifici di proprietà pubblica, spesso abbandonati». Il patrimonio immobiliare pubblico che «oggi non dà reddito», non solo potrebbe essere venduto per ridurre la pressione fiscale, ma «in altre mani» potrebbe anche dare un contributo per rilanciare l’economia. Un’«azione diffusa e non concentrata» che ricorda molto da vicino le agevolazioni per le ristrutturazioni introdotte proprio da Prodi quando era al Governo.
Anche perché, senza indugiare sulle teorie sulla decrescita «che con questa disoccupazione» non sono realistiche, «non possiamo più permetterci – ricorda l’ex premier – di usare neppure un metro quadrato del nostro suolo». Su questa «nuova edilizia» la gente «è matura», così come lo è sulla Tobin tax: «Alla fine un simile meccanismo sarà necessario per salvare l’umanità».

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