Tutti i media si sono gettati a capofitto sui risultati delle elezioni amministrative e hanno trascurato invece gli altrettanto sorprendenti risultati dei referendum regionali sardi. Uno dei quesiti riguardava l’abolizione delle quattro province lillipuziane, le province nane, dette anche province bagonghi, dal nome di un’illustre stirpe di nani da circhi. Tali province erano state istituite nell’isola (aggiungendole alle quattro già esistenti) per motivi solo clientelari e campanilistici, tant’è che, spesso, i politici che le hanno volute non hanno trovato nemmeno un capoluogo che potesse denominarle, per cui le hanno battezzate con nomi doppi (per fare massa) oppure anche con nomi di fantasia. Le nuove province da ridere sono: Carbonia Iglesias, Gallura, Ogliastra e Medio Campidano. Gli elettori sardi, dimostrandosi più maturi dei politici che li rappresentano (o che dovrebbero rappresentarli) hanno deciso, attraverso quest’ultimo referendum, che non si possono sprecare i pochi soldi della gente per inventarsi delle strutture burocratiche che non hanno alcuna giustificazione funzionale, se non quella di trovare dei posti per gli amici e, se va bene, anche per gli amici degli amici. Per far toccare con mano come la metastasi burocratica pubblica stia liquidando il Paese, si può notare (grazie a uno studio dell’ Istituto Bruno Leoni) che la provincia di Carbonia costava, già nel 2007, ben 30 milioni di euro. Siccome essa era stata scorporata da quella di Cagliari, ci si sarebbe dovuto aspettare che, nello stesso periodo, fossero diminuite le spese della provincia di Cagliari che, appunto, era stata alleggerita dal territorio trasferito a quella di Carbonia. Invece le spese di Cagliari, tra il 2005 e il 2007, sono addirittura aumentate di 39 milioni passando dai 133 ai 172 milioni di spesa. I politici intanto, con le province, giocano a rimpiattino. Avendo capito che esse sono un istituto di cui si può fare a meno, prima hanno riconosciuto l’opportunità di abolirle ma poi hanno detto che, essendo le province riconosciute nella Costituzione, per abolirle bisogna modificare la Costituzione. Ciò esige un procedimento lunghissimo e quindi non si può farlo. Senonché il parlamento ha recentemente cambiato la Costituzione in fretta e furia per introdurre le norme anti deficit richieste dalla Bce. Ciò dimostra che, se si vuole, specie ora che è così vasta la maggioranza che sostiene il governo tecnico, si può modificare la Costituzione in fretta. Solo che non la si vuole modificare perché, fin che dura, i posti burocratici alimentano le clientele che poi sanno essere riconoscenti.
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