Si tratta, in realtà, di un episodio che si collega ad una precedente denuncia, sempre dello stesso uomo contro la stessa persona, archiviata anche in quel caso, tanto che il pm cita nella richiesta di archiviazione l’atto precedente, che risale al 27 agosto 2010, in cui si precisa che nel caso preso in considerazione indossare il burqua non è finalizzato a rendere più difficoltoso il riconoscimento, anche alla luce del fatto che la donna denunciata si era fatta regolarmente identificare tanto dai carabinieri che l’avevano fermata che dalle operatrici della Asl To4 in occasione di una visita medica.
Nella denuncia, poi, si fa riferimento al fatto che la cittadina egiziana segnalata sarebbe stata in possesso di un documento di identità ritenuto illegittimo dal denunciante. Ma anche su questo punto la risposta del pm è chiara: la fotografia riportata sulla carta d’identità non raffigura la donna con il burqua integrale ma con un velo che lascia visibile i tratti distintivi del viso , in maniera tale da permetterne il riconoscimento. Infine, la richiesta di archiviazione del pm Borgna si conclude con una nota direttamente indirizzata all’autore della denuncia e al suo tentativo di farsi rilasciare dai servizi demografici del Comune di Chivasso una carta d’identità fornendo foto tessere in cui indossava un casco da cantiere. «Un casco da cantiere – conclude il pm – non è assimilabile ad un abito religioso».
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