Tre voti di fiducia sul disegno di legge contro la corruzione (C 4434-A e abb.), oggi in aula alla Camera. Tramontata l’ipotesi del maxi-emendamento a favore del testo uscito dalle commissioni affari costituzionali e giustizia, il governo blinda la parte penale su cui non è stato trovato l’accordo con i partiti: gli articoli 10 (incandidabilità dei condannati), 13 (inasprimento del regime sanzionatorio) e 14 (traffico di influenze illecite). Le tre «chiame» si terranno alle 12, alle 15 e alle 18, mentre domani si svolgerà il voto finale sul complesso del provvedimento. Il primo dei tre «pacchetti» (la divisione è avvenuta per motivi procedurali, poiché il maxi-emendamento dell’esecutivo è stato ritenuto inammissibile dalla presidenza di Montecitorio, perché non presentava modifiche sostanziali rispetto alla versione delle commissioni, ndr) criticati dal Pdl che ha annunciato che voterà la fiducia in vista di modifiche al Senato, prevede che non potrà più essere eletto, né ricoprire incarichi di governo chi ha avuto una condanna definitiva a più di due anni per reati gravi di mafia, terrorismo, e per atti contro la pubblica amministrazione, a prescindere se abbia ottenuto, o meno, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici; rientrerà nel divieto anche chi ha patteggiato, e chi è stato condannato comunque a più di tre anni per altri reati. Quanto al giro di vite imposto dall’art. 13, il ministro della giustizia Paola Severino ipotizza una sola modifica (per «riportare quella pena in armonia con le altre») nel successivo passaggio parlamentare, poiché l’emendamento del Pd, passato in commissione con il voto contrario del Pdl e una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo, eleva (nei massimi e nei minimi) le pene di chi commette il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. «Nel testo sono state inserite delle importanti richieste contenute nella convenzione di Strasburgo, fra cui l’introduzione del reato di traffico di influenze e la corruzione fra privati, e di questo mi ritengo molto soddisfatta», dichiara a ItaliaOggi Angela Napoli (Fli), una delle relatrici del ddl. «Non nascondo, però, la mia preoccupazione e il mio rammarico per le annunciate correzioni a palazzo Madama: significherebbe prevedere l’allungamento dei tempi di entrata in vigore di un provvedimento che, invece, dovrebbe essere trasformato in legge quanto prima», conclude la parlamentare.
Tre voti di fiducia sul ddl anti-corruzione
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