Tempi leggermente più lunghi per il taglio delle Province, competenze sull’edilizia scolastica ancora attribuite alle strutture provinciali e decollo anticipato delle nuove città metropolitane. Sono queste le tre principali modifiche al piano congegnato dal Governo su cui si è subito cominciata a giocare una serrata partita in commissione Bilancio al Senato dove è stato avviato l’esame del decreto sulla spending review. Con l’Upi che ha seguito passo passo i lavori non senza aver prima lanciato l’allarme sugli effetti della riforma: i tagli colpiscono i servizi ai cittadini, rischiamo il dissesto e non siamo in grado di garantire l’apertura del’anno scolastico.
Province in pressing sul Parlamento, dunque. Con un alleato quasi inaspettato: il ministro Piero Giarda. «Ho cercato invano di far cambiare quella norma, è contraria a tutto quello che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del Governo», ha affermato il responsabile dei Rapporti con il Parlamento rispondendo a una lettera in cui il vicepresidente dell’Upi, Antonio Saitta, lamentava i tagli previsti dal decreto. Il tema è quello dei consumi intermedi sui quali andrà applicata la stretta da 500 milioni nel 2012 e 1 miliardo nel 2013. Secondo gli enti di area vasta il plafond preso in considerazione dal supercommissario Enrico Bondi è più ampio del dovuto perché non esclude le spese per l’erogazione dei servizi ai cittadini. Ragion per cui la massa aggredibile sarebbe di 1,3 miliardi anziché di 3,7 e, dunque, il taglio dovrebbe essere di 176 milioni quest’anno e 352 il prossimo.
Ma non solo il nodo Province è stato al centro dei lavori a Palazzo Madama. Con il trascorrere delle ore, anche sull’onda delle continue fibrillazioni dei mercati finanziari e del super-spread, l’ipotesi di accelerare il più possibile il cammino parlamentare del decreto ha preso sempre più corpo. I relatori Paolo Giaretta (Pd) e Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) hanno deciso di presentare gli emendamenti questa mattina. Emendamenti che riguarderanno sicuramente la questione delle società in house, forse anche in relazione alle eventuali ricadute della bocciatura della Consulta delle norme di liberalizzazione della manovra Berlusconi sull’acqua. Nel menù dei possibili ritocchi anche una nuova ripartizione dei tagli alla ricerca e qualche limatura sulla spesa farmaceutica. Restano poi da risolvere il nodo «esodati» e quello sul terremoto. Il governatore emiliano Vasco Errani ha proposto all’Esecutivo di inserire nel testo un prestito di 6 miliardi di euro con le risorse della Cassa depositi e prestiti, incassando la disponibilità a parlarne.
A ogni modo il Pd però spinge affinché venga anticipato a domani il sì dell’Aula, dove al momento il provvedimento è atteso per giovedì. In ogni caso il via libera arriverà con la fiducia su un maxi-emendamento in cui sarà inserito anche il testo del decreto dismissioni. L’ok definitivo della Camera al provvedimento è invece atteso al massimo per il 2-3 agosto, ma non si esclude di anticiparlo al 31 luglio sempre nell’ottica di dare un segnale ai mercati.
Tornando ai cambiamenti in arrivo per le Province le direzioni in cui si lavora sono tre: allungamento dei termini per gli accorpamenti, ruolo delle Regioni e ampliamento delle funzioni. Sui primi due punti si starebbe pensando di aumentare i 40 giorni concessi ai Consigli delle autonomie locali (Cal) per accorpare gli enti privi dei due requisiti fissati dal Governo (350mila abitati e 2.500 kmq di estensione) se vogliono evitarne la scomparsa automatica. Portandoli magari a 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione; contestualmente verrebbero potenziati i poteri delle Regioni che delibererebbero sugli accorpamenti tenendo conto del parere dei Cal. Novità anche sulle funzioni delle amministrazioni provinciali che, rispetto al sistema attuale, conserverebbero anche l’edilizia scolastica e non solo viabilità, trasporti e ambiente. Ma il restyling in commissione dovrebbe riguardare anche le Città metropolitane, evitando ad esempio la scadenza forzosa al 1° gennaio 2014 dei 10 presidenti di Provincia interessati e consentendo loro di restare in carica fino a scadenza naturale, cioè quattro mesi dopo.
Le possibili modifiche
PROVINCE
Gli emendamenti dei relatori dovrebbero ampliare (magari da 40 a 60 giorni) i termini concessi ai Consigli delle autonomie locali e alle Regioni per accorpare gli enti privi dei due requisiti fissati dal Governo (350mila abitati e 2.500 kmq di estensione) in modo da evitarne così la scomparsa. Tra le funzioni le Province conserverebbero anche l’edilizia scolastica. Novità anche per le città metropolitane
TAGLI AI MINISTERI
Confronto in atto tra i relatori Pichetto Fratin (Pdl) e Giaretta (Pd) e il Governo sull’ipotesi di rivedere la proporzione dei tagli ministeri e autonomie. Al momento, come ha ricordato ieri dall’Upi, i primi partecipano ai saldi del Dl spending per il 32% e le seconde per il 68% nel biennio 2012-13. L’idea sarebbe quella di riequilibrare la stretta per il 2012 già con il decreto mentre per il 2013 deciderà la legge di stabilità
SOCIETÀ IN HOUSE
Si punta a una misura selettiva per ridurre la gamma di società in house che svolgono servizi nei confronti della sola pubblica amministrazione da mettere in liquidazione o vendere. Tra le eccezioni ci potrebbero essere le società che hanno realizzato gare a doppio oggetto. Possibile anche un ritocco collegato alla bocciatura della Consulta della norma sulle liberalizzazioni contenute nella manovra Berlusconi sull’acqua
ENTI DI RICERCA
Verso la rimodulazione dei tagli agli enti di ricerca. La soluzione dovrebbe essere quella indicata dal ministro Francesco Profumo nei giorni scorsi: lasciare intatti i saldi e il contributo chiesto agli enti (33 milioni nel 2012 e 88 nel 2013) ma eliminare la tabella con la ripartizione tra i singoli istituti. Le riduzioni pro capite saranno decise in via concertata tra ministeri ed enti
FARMACEUTICA
La maggioranza tenta di alleggerire il “peso” imposto alla sanità, in generale, e alla farmaceutica, in particolare anche per evitare che la riduzione di spesa, in alcune aree del Paese, si tramuti quasi automaticamente in una sforbiciata alle prestazioni. Le risorse potrebbero arrivare da un ampliamento dai sacrifici imposti ai ministeri ma il Governo nicchia
ESODATI
Il decreto prevede le risorse per l’ampliamento di altri 55mila soggetti della platea di «esodati» da salvaguardare in aggiunta ai 65mila lavoratori indicati al momento del varo della riforma Fornero. Il Pd insiste per estendere ulteriormente il bacino di lavoratori da “salvare” con le vecchie regole previdenziali, ma mancano le risorse per garantire la «copertura»
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