Dopo Comuni, Province e Regioni, investiti dal decreto liberalizzazioni di inizio anno, anche la scuola viene arruolata nell’opera collettiva di rafforzamento della liquidità statale attraverso il sistema della tesoreria unica.
Nella versione prodotta con il maxi-emendamento governativo, la legge di conversione del decreto sulla revisione di spesa impone ai cassieri delle istituzioni scolastiche di riversare nei conti infruttiferi della tesoreria statale le proprie disponibilità liquide.
L’appuntamento, in base all’ultima versione del provvedimento che dovrebbe uscire immutata anche dalla Camera, è unico ed è fissato per il 12 novembre (lo prevede l’articolo 7, comma 34 della legge di conversione). In base a questo cambio obbligato nella gestione, le scuole potranno rinegoziare i contratti con gli istituti bancari, senza modificarne la durata, e si ipotizza nella norma anche la remunerazione dei servizi di incasso e pagamento tramite contratti di sponsorizzazione: in questo caso, non c’è l’obbligo di destinare alla retribuzione di risultato dei dirigenti una quota dei risparmi ottenuti, come invece prevedono le regole generali sulla sponsorizzazione.
Le risorse messe in gioco dalla misura, vista la condizione finanziaria delle scuole italiane, saranno certo inferiori a quelle coinvolte nella norma di inizio anno (solo per i Comuni si stima una somma da 8 miliardi di euro), ma la finalità è la stessa: aumentare le disponibilità liquide del bilancio dello Stato e, per questa via, ridurre il ricorso all’emissione di titoli del debito pubblico e quindi i costi degli interessi passivi gonfiati dalle continue tempeste sugli spread.
Per Regioni ed enti locali, l’ingresso forzato nel sistema della tesoreria statale è provvisorio, e (almeno per ora) destinato a tramontare al 31 dicembre 2014 in base all’articolo 35, comma 8 del Dl 1/2012, mentre nel caso della scuola non si prevede data di scadenza.
L’emergenza risorse, secondo le intenzioni del provvedimento, non ferma comunque il processo di innovazione nella scuola, che viene anzi rilanciato anche se con la solita formula del vincolo alle «risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente».
Senza aggiungere spese, e anzi nel tentativo di ridurle a regime, il provvedimento sulla revisione di spesa prova a tradurre fin da subito in modalità telematica tutte le principali tappe della vita scolastica: dal prossimo autunno, infatti, le iscrizioni a scuola si dovranno fare solo online, attraverso un applicativo che il ministero dell’Istruzione è chiamato a mettere a disposizione di scuole e famiglie, e ad abbandonare la carta saranno anche i registri e le pagelle. Tutte le comunicazioni alle famiglie, in base al testo, dovranno avvenire online, e solo le pagelle potranno, su richiesta degli interessati, essere fornite anche nella tradizionale versione cartacea, anche se si precisa che quelle telematiche hanno lo stesso valore legale delle pagelle tradizionali. Il provvedimento, insomma, prova a stringere i tempi e non ammette deroghe o ritardi nel calendario: tutto sta, ora, a centrare gli obiettivi nell’applicazione pratica delle novità, tenendo conto anche del diverso grado di “alfabetizzazione” telematica delle famiglie.
CHE COSA CAMBIA
Tesoreria
Le scuole dovranno versare ai conti infruttiferi presso la tesoreria statale tutte le disponibilità liquide esigibili depositate presso i conti bancari il prossimo 12 novembre. Non è previsto, a differenza di quanto accade per Regioni ed enti locali, un termine dopo il quale torneranno a valere le vecchie regole
Scuola digitale
Dal prossimo anno scolastico, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, andranno effettuate online tutte le iscrizioni e le comunicazioni alle famiglie, compresa la pagella
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