In entrambi gli appuntamenti il titolare di Palazzo Vidoni ha fatto presente che la metodologia e i tempi da rispettare restano quelli fissati dal Dl spending. Ciò significa che, se i Consigli delle autonomie locali (entro il 3 ottobre) e le Regioni (entro il 23 ottobre) non avanzeranno le loro proposte di accorpamento, dal giorno dopo il Governo potrà emanare il decreto che cancella le Province che si trovano nelle Regioni ordinarie e non hanno i due requisiti decisi dal Governo: estensione di 2.500 chilometri quadrati e almeno 350mila abitanti. A nulla servirà che uno o più Comuni decidano nel frattempo di spostarsi da questo o quel territorio per salvare la Provincia a cui tengono. Come precisa un vademecum pubblicato ieri sul sito della Funzione pubblica, infatti, le uniche iniziative di mobilità comunale di cui si potrà tenere conto sono quelle avanzate prima del 20 luglio 2012.
Nel decreto legge che arriverà tra fine ottobre e inizio novembre non ci sarà dunque alcuna eccezione. Al suo interno potrebbe invece esserci la soluzione di alcuni dei problemi sollevati ieri dai governatori e dall’Upi. A cominciare dai meccanismi finanziari che accompagneranno il processo o del sistema elettorale che riguarderà i nuovi enti.
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