Le hanno provate tutte, ma niente da fare.Quella della Spezia è l’unica piccola provincia a salvarsi in tutta Italia e non si capisce se ci sia stata una manina o una manona cui dire grazie. La scelta, infatti, non è avvenuta né per decisione della Camera né per quella del Senato: il cavillo che prevede siano fatte salve le province confinanti «solo con province di regioni diverse da quella di appartenenza» e con una città metropolitana (facevano prima a scrivere direttamente Genova, perché un altro caso così in Italia non c’è) non è scritto in grassetto nel testo di legge sulla spending review che evidenzia le modifiche apportate in parlamento. Chi, allora, nel governo potrebbe aver voluto difendere i confini provinciali della Spezia fino ad imporre la vergatura di quel codicillo? Insomma, c’è un pezzo grosso dietro quell’ultimo capoverso del comma 2 dell’art. 17? All’Upi confermano che si è scatenata la caccia al furbo, ma ogni volta, chi aveva tanto da recriminare non è riuscito a trovare una spiegazione convincente. Certificati di nascita alla mano il ministro dell’Istruzione Alessandro Profumo e il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Paolo Peluffo sono sì liguri, ma nati entrambi a Savona, che per inciso verrà soppressa ed accorpata a Imperia. E qui la pista all’interno della compagine governativa sembrerebbe arenarsi (a meno che qualche potente abbia elevato il suo buen retiro nello spezzino). Tra le personalità nate a La Spezia, degne di una voce in wikipedia, c’è il direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, da sempre tra i fautori del riordino delle province, o il comico di sinistra Dario Vergassola, o il deputato del Pd, Andrea Orlando, ma anche in questi casi è difficile anche soltanto intravvedere un retroscena degno di questo nome. Mentre la prova principe del fatto che si tratterebbe semplicemente di una norma tecnica studiata a tavolino, sarebbe che Marino Fiasella, commissario straordinario della provincia della Spezia, facendosi portavoce della popolazione del suo territorio, ha dichiarato che il privilegio di mantenere la provincia, così com’è, non lo vuole proprio. «A Genova, alla Regione ed ai Comuni del Tigullio rivolgo un appello accorato affinché si avvii un percorso di costituzione di una nuova Provincia», ha proclamato. Eh sì, con la fusione di Imperia e Savona in un unico territorio e la formazione di Genova città metropolitana, la piccola provincia di La Spezia si troverebbe come un vaso di coccio fra quelli di ferro… Ecco, perché, alla provincia di Ponente, La Spezia vuole contrapporre la provincia di Levante; ma si potrà fare solo se Genova non fa l’avara e cede il Tigullio.
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