«Spending 2», cresce la dote per evitare l’aumento Iva

Spesa pubblica. Arrivano i primi fabbisogni standand per Comuni e Province

Il Sole 24 Ore
25 Settembre 2012
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Puntare prevalentemente sulla «fase due» della spending review. È l’idea che già da diversi giorni si sta radicando tra i tecnici del Tesoro per individuare la dote di 6-6,5 miliardi necessaria per evitare nel 2013 l’aumento dell’Iva, al momento congelato fino a giugno prossimo. Anche perché all’appello rischia di venire a mancare gran parte delle risorse originariamente attese dal piano Giavazzi sul riordino degli incentivi alle imprese.
Fino all’inizio di questo mese a via XX settembre si pensava che dal piano Giavazzi fosse possibile recuperare almeno 1-1,5 miliardi, che insieme agli altri 2-2,5 attesi dal riordino delle agevolazioni fiscali avrebbero garantito circa la metà della dote per l’operazione Iva. Con il trascorrere delle settimane però i tecnici del Tesoro hanno cominciato a fare minore affidamento sugli effetti (almeno in termini di risorse da recuperare) del piano Giavazzi. E così si sta ponendo l’esigenza di alzare l’asticella dei risparmi attesi dalla nuova fase di spending review, che da quota 3-3,5 miliardi potrebbe salire sopra i 4 miliardi.
La “spending review due” scatterà entro metà ottobre insieme alla legge di stabilità, forse con lo stesso provvedimento senza ricorrere a un decreto collegato, che resta comunque una delle ipotesi sul tappeto.
Intanto procede la fase attuativa del primo ciclo di revisione della spesa. Il prossimo Consiglio dei ministri varerà il regolamento di attuazione sulla prevista riduzione del personale delle Forze armate (non meno del 10%). L’organico scenderà a 170mila unità e la bozza che è stata esaminata ieri nel pre-Consiglio dei ministri ne prevede la ripartizione tra le varie forze armate: 100.211 militari per l’Esercito, 30.421 per la Marina e 39.368 per l’Aeronautica.
Per un processo ancora in corso di implementazione c’è n’è uno che sta invece giungendo a compimento: il passaggio degli enti locali dalla spesa corrente ai costi e fabbisogni standard previsto dal federalismo fiscale. Il preconsiglio di ieri ha esaminato la bozza di Dpcm che raccoglie i frutti della ricognizione condotta dalla Società studi di settore Sose Spa (in collaborazione con la fondazione Ifel) e fissa il livello di spesa efficiente a cui dovranno attenersi, a partire dal 2013, i Comuni e le Province. Nel finanziamento, i primi, della polizia locale e, le seconde, dello sviluppo economico. In pratica le note illustrative allegate al provvedimento, che potrebbe essere venerdì sul tavolo del Governo, indicano il “moltiplicatore” che i singoli Comuni e le singole Province (su cui si rimanda al nostro sito internet) dovranno applicare alla loro spesa corrente del 2009, nelle due funzioni indicate, per arrivare a un livello di costo giudicato efficiente in base a una serie di parametri (abitanti, giorni di mercato, isole pedonali eccetera). Una volta ottenuto l’ok preliminare del Cdm il Dpcm sarà all’esame della Conferenza Stato-città e della bicamerale per il federalismo. Dopodiché tornerà a Palazzo Chigi per l’ok definitivo.

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