Fra le Regioni più attive, e più bocciate dalla Corte costituzionale su questo tema, c’è la Puglia, che anche in generale sale sul podio nel conflitto costituzionale post riforma del Titolo V con 46 leggi impugnate dal Governo, dietro ad Abruzzo (51) e Calabria (46).
Epicentro del problema è naturalmente la sanità, che nel 2008 era stata teatro di un mega-tentativo di stabilizzazione che oltre a far entrare negli organici dirigenti veterinari, sanitari, professionali, tecnici e amministrativi nelle Asl e negli istituti sanitari chiedeva alle amministrazioni di stoppare procedure concorsuali già avviate e impediva di utilizzare eventuali graduatorie già stilate. Un’impostazione che non solo si disinteressava del principio del concorso pubblico, ma che arrivava a negarlo espressamente. Di fronte a questa ipotesi, la Corte costituzionale non ha avuto dubbi a bloccare il tutto, spiegando che la «personale aspettativa degli aspiranti» al posto pubblico non è un motivo sufficiente per disinteressarsi del principio costituzionale che impone al pubblico impiego di arrivare all’assunzione dopo aver passato un concorso (sentenza 42/2011). Due mesi dopo, la Corte costituzionale è dovuta tornare a occuparsi della Puglia, bocciando la proroga di una serie di contratti dirigenziali a termine impossibile per la violazione del Patto di stabilità interno.
Degli organici, soprattutto in sanità, la Giunta guidata da Nichi Vendola fa una questione politica (pochi giorni fa lo stesso Governatore è tornato a dichiarare che il blocco del turn over in sanità è «un crimine sociale»). Sul piano pratico, però, il leader di Sel è in buona compagnia perché dalla Liguria, che voleva stabilizzare i co.co.co di Regione ed enti strumentali (sentenza 169/2010) alla Sardegna, che aveva tentato la stessa mossa con i precari degli enti locali (sentenza 235/2010) sono parecchi i governi regionali che si sono visti bloccare dalla Consulta le assunzioni dei precari. Tra le Regioni più attive nel conflitto costituzionale sugli organici pubblici non compare la Sicilia, teatro di mega-stabilizzazioni già portate al traguardo (i quasi 4.500 dipendenti entrati in Regione) o ancora in mezzo al guado (i circa 20mila precari degli enti locali): il dato, però, si spiega solo con la presenza del Commissario di Governo, “controparte” dell’autonomia isolana, che in più di un’occasione ha bloccato operazioni destinate a sicuro insuccesso di fronte alla Consulta.
L’attivismo delle Regioni sulle stabilizzazioni, comunque, è arrivato addirittura a produrre una norma curiosa: l’articolo 16 del Dl 98/2011 (la prima manovra estiva dell’anno scorso), in cui si stabilisce che le assunzioni giudicate illegittime dalla Corte costituzionale sono nulle. Un dato ovvio, che però ha avuto bisogno di una legge esplicita per farsi strada.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento