Colpito dalla nuova emergenza regionale e dall’assenza del presidente del Consiglio, in ritorno da New York, il fondo «anti-dissesti» per i Comuni in difficoltà finanziarie non ha trovato posto nel consiglio dei ministri di venerdì scorso, ma rimane ai primi punti dell’ordine del giorno del Governo. Già previsto nel crono-programma di fine legislatura varato poche settimane fa dall’Esecutivo, dovrebbe rappresentare uno dei punti forti di un decreto enti locali in arrivo al consiglio dei ministri di giovedì (rafforzato dalle misure per contenere i costi della politica regionale).
A decidere l’urgenza, più dei programmi politici, sono comunque i conti di alcune città (raccontiamo qui sotto alcuni tra i casi più importanti), alle prese con una lotta sempre più delicata con lo spettro del dissesto. Il provvedimento è stato pensato per evitare l’esplodere dei casi più gravi, con un’iniezione di liquidità a carico di un fondo rotativo che permetta di far fronte ai pagamenti più immediati (stipendi in primis) e di gettare le basi per un progetto di recupero degli equilibri.
Il punto qualificante del nuovo strumento, secondo i ministeri dell’Interno e dell’Economia che hanno lavorato in prima linea su questo versante, è proprio il piano di rientro. Per aderire allo strumento, infatti, sarà indispensabile sottoporsi a una serie di vincoli («condizionalità esterne», per rifarsi al lessico usato dal presidente della Bce Mario Draghi parlando delle richieste agli Stati che chiederanno gli aiuti europei) accompagnati da una griglia rigida di controlli. Al Comune che riceve l’aiuto sarà chiesto di ridurre i livelli di spesa corrente e di rivedere la dinamica di uscite per il personale e di assunzioni, a prescindere dal rispetto dei tetti nazionali a stipendi e turn over. Un capitolo a sé sarà poi dedicato alla riduzione dell’indebitamento, sia sul versante del debito finanziario sia su quello dei mancati pagamenti a imprese e fornitori.
Il piano, secondo i progetti su cui hanno lavorato in queste settimane i tecnici del Governo, avrà una durata quinquennale, ma sarà cadenzato da controlli semestrali da parte della Corte dei conti.
Il piano di rientro, e qui sta il tratto caratterizzante che dovrebbe aver permesso di superare alcune resistenze all’interno del Governo, dovrebbe poi permettere al Comune di restituire nel tempo l’aiuto ricevuto. In questo modo si tornerebbe ad alimentare il fondo, rotativo appunto, per metterlo in grado di correre in sostegno di altre amministrazioni locali.
Ma quanti sono i Comuni in attesa del nuovo “salva-sindaci”? Un allarme specifico è risuonato in alcune grandi città, soprattutto del Mezzogiorno, ma nel gruppo c’è per esempio anche Ancona, che la Corte dei conti ha già sottoposto al percorso teleguidato che può portare al dissesto in base a quanto previsto dal decreto «premi e sanzioni» attuativo del federalismo fiscale. Il nuovo strumento, però, potrebbe venire in aiuto anche di qualche Comune che nel dissesto è già caduto, come Alessandria, ma ha bisogno di una spinta ulteriore per ripartire
1L’OBIETTVO
Lo strumento in arrivo è un fondo rotativo dedicato ai Comuni in difficoltà finanziaria: lo scopo è quello di garantire la possibilità di gestire gli obblighi più urgenti (per esempio il pagamento degli stipendi) e di evitare che il Comune sia costretto a dichiarare il dissesto: in questo caso, infatti, oltre al commissariamento dell’ente scatta l’obbligo di alzare al livello massimo aliquote dei tributi e tariffe dei servizi, separando poi gestione commissariale e ordinaria
2I VINCOLI
L’aiuto non sarà “gratuito” per i Comuni che vi aderiranno. L’effettiva erogazione della liquidità sarà vincolata a un piano di rientro su più fronti: spesa corrente, vincoli su misura alle facoltà assunzionali, cronoprogramma di riduzione del debito finanziario e di quello commerciale. L’intera attuazione del piano di rientro sarà posta sotto la vigilanza della Corte dei conti, con relazioni semestrali sull’andamento
3I DESTINATARI
Il nuovo strumento è destinato prima di tutto a un gruppo di grandi Comuni caratterizzati da particolari difficoltà nei conti. Oltre ai casi raccontati in questa pagina, e ad Ancona, esistono però altri Comuni medio-piccoli già entrati sotto la vigilanza speciale della Corte dei conti. Si tratta di Fratte Rosa, Montottone, Offida e Spinetoli, tutti nelle Marche, Cogorno, Boissano e Vezzano Ligure in Liguria e Zapponeta, Sanarica e San Nicandro Garganico in Puglia.
4GLI ALTRI CASI
Il dissesto “guidato” da parte della Corte dei conti, secondo le procedure previste dai decreti attuativi del federalismo fiscale, è già avvenuto a Castiglion Fiorentino (Arezzo) e ad Alessandria. In questo caso la magistratura contabile, dopo aver verificato che le misure correttive non sono state adottate, impone al consiglio la dichiarazione di dissesto. A seconda di come sarà pensato, il nuovo fondo potrà intervenire in aiuto anche di questi casi.
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