Regioni, controlli più duri che in comune

Italia Oggi
6 Ottobre 2012
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Si stringe la morsa intorno alle regioni, che vengono a assoggettate ad obblighi e controlli persino più stringenti di quelli imposti agli enti locali.
Il dl approvato dal governo rafforza decisamente le prerogative della Corte dei conti e impone una dieta sostanzialmente obbligatoria per i costi della politica, con il recupero delle misure già previste dal dl 138/2011 (quasi tutte rimaste inattuale malgrado una pronuncia favorevole della Consulta) e la previsione di ulteriori potature.

I controlli
Sul primo versante, viene reintrodotto il controllo preventivo di legittimità sui principali atti regionali di spesa, affidandolo alle sezione regionali di controllo della magistratura contabile. Ma soprattutto, si prevede che queste ultime verifichino ex ante l’attendibilità dei bilanci di previsione proposti dalle giunte ai consigli, in relazione alla salvaguardia degli equilibri contabili, al rispetto del Patto di stabilità interno e alla sostenibilità dell’indebitamento. Qualora siano accertati comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria o il mancato rispetto degli obiettivi di Patto, le sezioni regionali adottano specifica pronuncia e vigilano sull’adozione, da parte della regione, delle necessarie misure correttive e sul rispetto dei vincoli e limitazioni ad essa imposte. A completare il cerchio, viene disposto che i rendiconti generali delle regioni siano sottoposti a giudizio di parifica con modalità analoghe a quelle previste per il bilancio consuntivo statale.
Previsti, poi, controlli semestrali, rispettivamente, sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate dalle leggi regionali, sulla legittimità e regolarità delle gestioni, nonché sul funzionamento dei controlli interni.
Laddove vengano accertati casi di squilibri economico-finanziari, mancata copertura di spese o in generale violazioni di norme a tutela della sana gestione, scatta l’obbligo per le regioni di adottare, entro 60 giorni, gli opportuni provvedimenti. Nel frattempo, è preclusa l’attuazione dei programmi di spesa oggetto di rilievi.
L’occhio della Corte dei conti viene puntato anche sulle assemblee e sui gruppi consiliari, che dovranno trasmettere alle Sezioni Riunite un rendiconto annuale che attesti (attraverso l’allegazione dei relativi giustificativi) il regolare utilizzo dei finanziamenti ricevuti. Le eventuali irregolarità dovranno essere sanate entro un termine perentorio, a pena di decadenza dal diritto all’erogazione (che fa scattare anche l’obbligo di restituire le somme ricevute). Idem in caso di ritardo, inadempimento o di violazioni palesi.

I costi della politica
A quanto già previsto dall’art. 14 del dl 138, si aggiungono nuovi obblighi (si veda la tabella).
Questa volta, però, il legislatore sceglie una strada diversa dal passato per garantire che tali misure vengano recepire dalle regioni. Oltre a fissare a queste ultime un termine (30 novembre 2012, ovvero entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del dl, laddove sia necessario modificare lo statuto), esso ha previsto che una quota dei trasferimenti erariali a favore dei governatori (l’80% di quelli non destinati a sanità e tpl e il 5% di quelli che finanziano il Ssn) sarà riservata a chi farà i compiti a casa. Gli atri resteranno a secco, ma non solo: alle regioni inadempienti verrà fissato un termine di 90 giorni per provvedere, decorso il quale potrà essere disposto lo scioglimento del consiglio regionale ai sensi dell’art. 126 Cost.
Tali disposizioni, si cura di precisare la norma, vale anche per le regioni speciali (sia pure con le modalità di cui all’art. 27 della l 42/2009), nonché per quelle nelle quali il presidente «abbia presentato le dimissioni» ovvero si debba andare ad elezioni (vedi Lazio). In tal caso, i termini decorrono dall’insediamento dei nuovi consigli.

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