di Gianni Trovati
Quarantadue punti in meno rispetto alle elezioni, accumulati da nove presidenti su 14 che perdono terreno e con i segni meno che diventano 10 se si prendono a confronto i dati del Governance Poll 2011.
I numeri disegnano con chiarezza i contorni della crisi della politica regionale, e c’è da scommettere sul fatto che i colori sarebbero stati anche più cupi se l’indagine avesse preso in considerazione anche Lombardia e Lazio. Le cronache dell’ultima stagione degli scandali regionali hanno rimbalzato infatti proprio tra Roma e Milano, tra le ostriche del capogruppo Pdl alla Pisana e i voti acquistati a 50 euro l’uno dalla ‘ndrangheta dall’assessore lombardo alla casa, solo per citare le due vicende tipo in una tempesta di inchieste che dalla Calabria al Piemonte ha risparmiato pochissime amministrazioni. Se si aggiunge il fatto che soprattutto Roberto Formigoni, almeno fino al 2010, ha sempre ottenuto posizioni di vertice nelle rilevazioni annuali del Governance Poll, diventa chiaro che un consuntivo completo sarebbe ancor più fallimentare di quello descritto nel grafico qui a destra. Un quadro in cui spiccano in positivo solo i dati del vincitore, il toscano Enrico Rossi, e quelli dell’emiliano Vasco Errani, che dei Governatori è anche il presidente nazionale.
Ma in questo 2012 difficile per tutto il Paese, la rabbia diffusa per gli scandali è andata a braccetto con il collasso di sistemi economici locali che proprio nelle Regioni hanno cercato spesso risposte che non c’erano, in un mix che nel maxi-astensionismo nelle elezioni siciliane di ottobre ha prodotto i primi effetti evidenti.
Dall’Alcoa al Sulcis Iglesiente, salendo al nuorese, a Orosei e ai porti del Nord, le emergenze sarde che spesso negli ultimi mesi hanno riempito di cortei le strade di Roma hanno fatto capolino anche nel discorso di fine anno del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, come simbolo delle punte italiane della «crisi con cui da quattro anni ci si confronta su scala mondiale». In un quadro del genere, puntellato dalle manifestazioni e dai presidi sotto ai palazzi delle istituzioni locali, il presidente Ugo Cappellacci ha accelerato la perdita di consensi già rilevata nel 2011, e chiude quest’anno la classifica con un modesto 44%, otto punti sotto il risultato ottenuto nelle urne nel 2009. Modesta anche la performance del suo collega abruzzese, che si ferma al 45% di elettori disposti a rivotarlo proprio mentre imbocca gli ultimi 12 mesi del proprio mandato.
Sotto al 50% si attesta un altro Governatore in scadenza, il friulano Renzo Tondo, che tenterà la strada del rinnovo, sfidato dall’europarlamentare del Pd Deborah Serracchiani. A giudicare dai numeri, in campagna elettorale si dovrà impegnare parecchio, per irrobustire il 48% riconosciutogli dal Governance Poll che segnala una perdita di quasi 6 punti rispetto alle scorse elezioni e di 7 punti sulla rilevazione dell’anno scorso. Da quest’ultimo punto di vista quella di Tondo è la performance peggiore fra i presidenti, mentre il confronto con il dato elettorale assegna la maglia nera al Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, che probabilmente paga anche il dramma di Reggio di cui è stato sindaco e rimane l’uomo politico di riferimento.
La pioggia dei consensi in caduta risparmia in pratica solo la Liguria e parte del Centro Italia. Qui si incontrano i due risultati migliori: Enrico Rossi conferma il proprio trend storico, con una stabilità che gli permette di staccare i concorrenti e chiudere in testa. La dinamica più brillante è invece quella di Vasco Errani, che uscito assolto a novembre dall’accusa di falso ideologico nel caso Terremerse (una coop guidata dal fratello Giovanni che aveva ricevuto un finanziamento regionale) guadagna 3,9 punti dalle elezioni e 3 dall’anno scorso.
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