Tra regole non chiarissime, procedure online che qualche volta zoppicano e password che non sempre arrivano, Comuni e Province si avvicinano con più di un affanno alle prime date cruciali messe in calendario dallo sblocca-debiti varato dal Governo Monti per aprire la porta a pagamenti arretrati per 40 miliardi da parte delle pubbliche amministrazioni.
Entro oggi bisogna accreditarsi alla piattaforma online dell’Economia per la certificazione dei debiti e l’obbligo riguarda anche chi non ha pagamenti pregressi incagliati prima del traguardo, mentre entro domani occorre mandare a Via XX Settembre sia l’indicazione delle «quote» da svincolare dal Patto di stabilità sia le richieste di anticipazioni alla Cassa depositi e prestiti, da parte di chi è frenato dalle casse vuote, oltre che dai vincoli di finanza pubblica. Un affanno, quello delle amministrazioni locali, aumentato dal rischio delle sanzioni draconiane previste dal decreto 35/2013 nel tentativo di evitare ritardi. I responsabili finanziari (e i direttori generali per le Asl) che non si accreditano in tempo al meccanismo elettronico delle certificazioni si vedranno applicare una penalità da 100 euro per ogni giorno di ritardo e potranno essere chiamati a rispondere per una «responsabilità dirigenziale» che secondo la riforma Brunetta può sforbiciare anche l’80% della retribuzione di risultato. Per i responsabili finanziari degli enti che non arrivano in tempo con le istanze di “liberazione” di somme dal Patto, in scadenza domani, il rischio è dunque quello di vedersi cancellate del tutto due mensilità di stipendio.
Superata questa prova, dal 1° giugno al 15 settembre occorrerà inviare a tutti i creditori somme e tempi di pagamento (altrimenti scatta la responsabilità dirigenziale) e pagare almeno il 90% di quanto chiesto all’Economia (per chi non lo fa torna il rischio-tagliola di due stipendi).
Un meccanismo sanzionatorio così duro conferma ovviamente l’importanza strategica dello sblocca-pagamenti, in un Paese in cui l’incaglio delle fatture negli uffici pubblici ha avuto un ruolo non marginale nel frenare i sistemi economici locali. Più di un’incertezza nelle regole, insieme alle risposte non sempre puntuali in arrivo dalla piattaforma elettronica con cui l’Economia ha dovuto gestire in poche settimane migliaia di richieste, aumentano però l’agitazione tra i funzionari locali che temono di incappare in penalità immeritate. La tensione, comunque, non si respira solo negli uffici di Comuni e Province. Lo stesso ministro uscente dell’Economia, Vittorio Grilli, in audizione davanti alle commissioni speciali al Senato, parlando del decreto che sblocca i pagamenti ha segnalato la «preoccupazione che questi 40 miliardi vengano usati. Il passo che io vedo oggi – ha detto – non mi lascia ancora assolutamente tranquillo che per il 29 aprile tutte le amministrazioni avranno fatto il loro dovere».
Alle prime scadenze, infatti, le amministrazioni stanno arrivando in ordine sparso, anche perché ogni ente ha una propria «storia» contabile e debitoria e in base a quella prova a sfruttare ogni spiraglio aperto dal decreto.
Tra i punti più controversi c’è la stessa definizione di crediti «certi, liquidi ed esigibili» al 31 dicembre scorso, che secondo il decreto possono salire sulla giostra dello sblocca-debiti. «Non è chiaro, per esempio, se vi rientrano anche gli espropri o i collaudi», sottolinea Antonio Saitta, presidente dell’Unione province italiane, e soprattutto un alone di incertezza ha circondato i debiti che erano esigibili alla fine dello scorso anno, ma sono stati pagati nei primi mesi del 2013. Dopo un braccio di ferro, i modelli dell’Economia hanno consentito di inserirli, spiegando però che i bonus accompagneranno queste somme solo se i debiti ancora incagliati non le avranno esaurite tutte.
Questa previsione è solo apparentemente logica in un decreto che nasce per liberare i debiti bloccati, ma finisce per penalizzare i Comuni più «puntuali» nell’onorare le proprie fatture e danneggiare le imprese che lavorano con loro. Chi non ottiene bonus, infatti, dovrà fare i conti con il Patto 2013 in formula piena e rischia di dover bloccare i pagamenti già dai prossimi mesi. «Avevamo già cominciato a pagare i fornitori – racconta il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni – e soltanto da gennaio abbiamo liquidato fatture per 130 milioni». «Abbiamo un fondo cassa da 217 milioni – rincara la dose l’assessore al Bilancio del Comune di Bari, Giovanni Giannini -, ma non abbiamo arretrati, per cui senza riforma del Patto questo decreto non ci serve a nulla».
La situazione di Venezia e Bari riguarda molti altri enti, come Milano, Bologna o Brescia. Novara, per esempio, ha «esaurito» gli arretrati e ora paga le fatture dopo sessanta giorni, «ma sarebbe molto utile poter certificare anche i pagamenti fatti da gennaio ad aprile di quest’anno» commenta il sindaco, Andrea Ballaré.
C’è poi un altro capitolo del problema, scritto dagli enti che hanno bloccato già da tempo appalti e cantieri, per evitare di sforare il Patto, e che ora si sentono penalizzati dal decreto. A Pavia (40 milioni in cassa e debiti per soli 100mila euro) il sindaco Alessandro Cattaneo ha dovuto bloccare a metà i lavori per 70 appartamenti di edilizia popolare: «Se il decreto potesse comprendere anche queste situazioni, libererei risorse che ho già e porterei a termine un’opera utilissima».
Una strada che l’Anci (al lavoro con Confindustria in un tavolo tecnico di correzioni al provvedimento) vuole intraprendere: «Dobbiamo fare in modo – ha spiegato il presidente Graziano Del Rio – che i pagamenti riguardino anche il 2013, per chi ha maturato il debito nel 2012 ed evitare il rischio-condono».
gianni.trovati@ilsole24ore.com
valeria.uva@ilsole24ore.com
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Le date cruciali
29 aprile
La registrazione alla piattaforma
Entro oggi tutte le amministrazioni pubbliche devono registrarsi sulla piattaforma del Mef per la certificazione dei crediti iscrivendosi su: http://certificazionecrediti.mef.gov.it/. A questo passaggio sono chiamati i responsabili finanziari degli enti locali e i direttori generali delle Asl. Pesanti sanzioni in caso di inadempimento: oltre alla responsabilità disciplinare e dirigenziale scattano 100 euro di penalità al giorno
30 aprile
Pronto l’elenco dei debiti
Seconda chiamata per una serie di adempimenti previsti dal decreto:
– Comuni e Province con liquidità devono prenotare gli spazi finanziari di allentamento del Patto di stabilità; chi è senza liquidità deve richiedere le anticipazioni del Fondo gestito dalla Cdp
– Le Regioni senza liquidità devono chiedere l’anticipazione al Mef
– I ministeri devono trasmettere al Mef l’elenco dei debiti
10 maggio
Il parere di Regioni ed enti locali
Entro questa data la Conferenza unificata deve pronunciarsi sul riparto dei pagamenti da escludere dal Patto di stabilità per ogni ente locale e su quello delle anticipazioni di liquidità da parte di Cpd. Se non si pronuncia, la ripartizione è operata dal Mef su base proporzionale.
Per i debiti della sanità la Conferenza permanente Stato-Regioni può esprimersi sulle modalità di ripartizione delle anticipazioni
15 maggio
Arrivano i primi fondi
Prima ripartizione con decreto del Mef di 4,5 miliardi (sul totale di cinque) di pagamenti che gli enti locali possono escludere dal Patto di stabilità. Nella stessa data vengono assegnate da parte di Cdp anche le anticipazioni di liquidità agli enti locali che ne hanno fatto richiesta. Se le Regioni hanno rispettato alcuni adempimenti, ricevono entro questa data le anticipazioni dei debiti sanitari e non
31 maggio
Il censimento dei debiti della sanità
Entro questa data le Regioni devono trasmettere al Mef, con certificazione congiunta del presidente e del responsabile finanziario, l’istanza di accesso all’anticipazione di liquidità (disposta in via d’urgenza con decreto direttoriale del Mef fino all’importo di 5 miliardi di euro) per cominciare a pagare i debiti degli enti del Servizio sanitario nazionale
I PAGAMENTI DELLA P.A. Salvio Biancardi € 39,00 Iva assolta |
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