«L’ostruzionismo miope delle amministrazioni locali grida vendetta. Sulla semplificazione in materia edilizia ci stiamo giocando una partita importantissima per il futuro del settore. Invece l’unica preoccupazione dei sindaci è la certezza degli incassi degli oneri di urbanizzazione, grazie ai quali fanno quadrare i bilanci comunali. Senza rendersi conto che qui tra poco non ci saranno più imprese a pagarli, perché avranno chiuso tutte». Sono parole accalorate quelle di Gabriele Buia, presidente di Ance Emilia-Romagna di fronte all’«ingiustificabile ritardo» con cui avanza il progetto di legge sulla “Semplificazione della disciplina edilizia”, che la Giunta regionale ha da poco licenziato e che dopodomani sarà al centro della prima udienza pubblica, per poi iniziare il suo cammino nelle commissione consiliari.
«Una legge di cui stiamo discutendo ormai da un anno, frutto di un faticoso compromesso tra le nostre richieste e quelle delle amministrazioni, che si contava di licenziare già a gennaio e che invece è oggetto tuttora di discussioni estenuanti anche sulle virgole», prosegue il numero uno dei costruttori della via Emilia, intervenuto ieri a Rimini all’assemblea provinciale dell’Ance, occasione per celebrare anche il quarantennale dalla fondazione di Ance Emilia-Romagna. «Approveremo la legge entro luglio», rassicura l’assessore regionale a Programmazione territoriale, urbanistica e infrastrutture, Alfredo Peri, cui i costruttori riconoscono il merito di aver colto appieno l’emergenza dell’edilizia e la necessità di interventi radicali di sburocratizzazione, in un intervento normativo organico all’avanguardia in Italia, sostitutivo dell’attuale legge regionale 31/2002 sul’attività edilizia.
A spaventare politici e tecnici locali è una normativa omogenea per tutta la via Emilia che ribalta completamente l’approccio dei controlli ex ante e dei cantieri ex post, introducendo a gamba tesa autocertificazione; centralizzazione di tutte le competenze amministrative nello Sportello unico per l’edilizia; proroghe dei permessi e dei titoli edilizi in corso, ampliamento delle varianti per fronteggiare lo stato di crisi settoriale; e controlli successivi in corso d’opera con responsabilità ben definite di professionisti e uffici. Una legge rivoluzionaria nel Paese della burocrazia, che dà anche attuazione alle recenti disposizioni statali su Scia e Dia, «un grande passo avanti – sottolinea Buia – che darebbe ossigeno alle costruzioni, un comparto fondamentale per l’economia e l’occupazione dell’Emilia-Romagna e dell’Italia, ma oggi in un tunnel di cui non si vede la fine. Ostacolare questo cambiamento è paradossale e inconcepibile». I numeri presentati ieri in occasione dell’assemblea annuale di Ance Rimini sono l’immagine di questo tunnel: -8% gli investimenti italiani in costruzioni nel 2012, ultima flessione di una caduta che arriva a -30% negli ultimi sei anni (ma -54% per le nuove abitazioni) con la previsione di un altro -4% quest’anno. Solo in regione dal 2008 a dicembre scorso si sono persi 45.500 posti di lavoro, pari al 27% dell’occupazione in edilizia (121mila addetti oggi), con un exploit degli ammortizzatori sociali nei primi tre mesi di quest’anno, già quintuplicati dal 2009 al 2012.
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