Di spending review parliamo ormai da anni, ma i risultati, in termini di miglioramento dei conti pubblici, sono molto inferiori alle attese. Per questo, dalla Corte dei conti arriva l’invito a smettere di fare melina e cambiare lo “schema di gioco” passando alle scelte concrete. Occorre, spiega il presidente della magistratura contabile Luigi Giampaolino presentando oggi a Roma la sua relazione per il giudizio sul rendiconto generale dello Stato 2012, «Un approccio innovativo e non convenzionale nelle politiche di riequilibrio della finanza pubblica», promuovendo «un disegno organico di revisione della spesa pubblica», che oggi «non più differibile».
Nottola (Pg Corte conti): troppi settori Pa non raggiunti da risanamento
A rincarare la dose ci pensa il procuratore generale presso la Corte, Salvatore Nottola, che boccia anche lui l’opera di risanamento dei conti pubblici in quanto «non ha raggiunto molti settori che pesano notevolmente sulla spesa pubblica, si pensi ai costi degli apparati politici e delle rappresentanze istituzionali, agli effetti della corruzione, alla pratica delle consulenze, agli ostacoli che un’opprimente burocrazia crea allo sviluppo e all’impresa». Nel suo intervento, Nottola affonta anche il problema dei derivati di competenza statale, sollevato recentemente da un’inchiesta del “Financial Times” ripresa da “Repubblica”.
Derivati, necessaria una normativa specifica contro le perdite inaspettate
necessaria la massima trasparenzaRiferendosi in particolare a quelli utilizzati nell’ambito della finanza locale, il Pg rileva che nell’uso di questi strumenti «é indispensabile assicurare la massima trasparenza». Riferendosi al caso della chiusura anticipata del contratto stipulato dal Tesoro con Morgan Stanley, «che ha comportato l’esborso di 2,6 miliardi di euro», Nottola spiega che quella vicenda «dimostra che é indispensabile assicurare la massima trasparenza sul portafogli complessivo in strumenti derivati, sulla struttura dei contratti e le controparti, sui valori di mercato». Sul ricorso ai derivati, sottolinea ancora Nottola, «non c’è una normativa specifica sugli obblighi di informativa e trasparenza», ed è quindi necessario che la questione sia valutata da Governo e Parlamento «per mettere al riparo i conti da inaspettate perdite e per evitare dannose manovre speculative».
I segnali che impongono un cammbio di passo nella spending review
Tornando all’urgenza di una nuovo approccio alla spending review, i segnali messi insieme dalla Corte confermano la necessità di strategie alternative, perché «La recessione sta erodendo il potenziale produttivo» dell’Italia, come conferma il dato del Pil 2012, inferiore, in termini reali, «del 2,4% a quello del 2011», registrando «una regressione «al di sotto del livello registrato nel 2009». In questo scenario, il “Decreto fare”, appena varato dal governo, costituisce «una forte scommessa per il rilancio dell’economia del Paese». In particolare, la Corte prevede che «la rilevante immissione di liquidità nel sistema economico derivante dal provvedimento adottato in tema dei pagamenti dei debiti delle pubbliche Amministrazioni, potrà favorire una crescita a partire dalla seconda metà dell’anno».
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