Rischiano di allungarsi i tempi della decisione della Consulta sulle province. Come era immaginabile, data la mole di ricorsi (17) da esaminare, la Corte costituzionale non è riuscita a concludere entro la giornata di ieri l’udienza che ha visto confrontarsi i legali delle nove regioni ricorrenti e gli avvocati dello stato. E così con cinque questioni ancora da trattare, l’udienza avrà una coda nella giornata di oggi. A seguire inizierà la camera di consiglio nel corso della quale i giudici delle leggi dovranno decidere non solo della sorte degli enti intermedi, ma anche di altri temi caldi. Tra cui spicca la querelle tra la Fiom e il gruppo Fiat che ha portato svariati tribunali (Modena, Vercelli e Torino) a sollevare questione di legittimità costituzionale della norma dello Statuto dei lavoratori (legge n. 300/1970) che oggi limita ai soli sindacati firmatari del contratto collettivo applicato nell’unità produttiva la possibilità di costituire Rappresentanze sindacali unitarie (Rsu).
Tornando alle province, al momento non è possibile prevedere se per la decisione sarà questione di giorni o se la camera di consiglio si allungherà al 16-17 luglio, ultima finestra utile prima della pausa estiva.
Quel che è certo è che un eventuale slittamento della decisione a settembre rischierebbe di compromettere tutto il lavoro fatto finora perché a quel punto non si potrà andare oltre il 14 settembre, giorno in cui terminerà il mandato del presidente Franco Gallo. E con un nuovo collegio, il procedimento dovrebbe ripartire da zero.
Uno scenario che ovviamente le province tutte (e l’Upi che le rappresenta) non si augurano ritenendo in questo momento prioritario un atto di chiarezza da parte della Corte.
I 17 ricorsi delle regioni (su cui il giudice Gaetano Silvestri ha relazionato ieri) puntano a scardinare l’offensiva anti province portata avanti dal governo Monti, prima col decreto Salva Italia, che ha di fatto «svuotato» le competenze delle province, trasformandole in enti di secondo livello, e poi con la spending review che ha disposto l’accorpamento degli enti intermedi privi dei requisiti minimi di sopravvivenza (350 mila abitanti e 2.500 chilometri di estensione). La Corte li riunirà decidendoli con un’unica sentenza.
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