Più flessibilità nei prossimi bilanci per Paesi, come l’Italia, che sono usciti dalla procedura di deficit eccessivo. L’annuncio del presidente della Commissione europea Manuel Barroso viene accolto con entusiasmo dal governo italiano e fa tirare un sospiro di sollievo. Cambia il clima, si allenta il rigore e il premier Enrico Letta non nasconde la soddisfazione. Prima, scrive in un tweet: «Ce l’abbiamo fatta! Commissione Ue annuncia ora ok a più flessibilità per prossimi bilanci per Paesi come Italia con conti in ordine». Poi, al Tg1, dice: «L’idea che l’Europa premia chi si impegna è un bel messaggio per i cittadini europei e per l’Italia che si è impegnata e oggi ha il suo premio». E annuncia: «Nella legge di stabilità metteremo in campo per il 2014 investimenti che abbiano a che fare con le infrastrutture, non soltanto fisiche, delle grandi opere, ma anche e soprattutto digitali del Paese. E poi affronteremo tutto il tema fondamentale del taglio delle tasse sul lavoro e della decontribuzione, dei crediti d’imposta per le assunzioni».
Quella presentata dalla Commissione Ue non è la famosa «golden rule» a cui l’Italia stava lavorando da un anno e che avrebbe garantito una vera flessibilità sulla spesa, ma è comunque un passo avanti. Barroso, ha spiegato che Bruxelles «valuterà i bilanci nazionali per il 2014 e gli esiti dei bilanci del 2013» e considererà «nel pieno rispetto del patto di stabilità e crescita, di permettere deviazioni temporanee dagli obiettivi di medio termine relativi al deficit strutturale come stabiliti caso per caso nelle raccomandazioni specifiche per ciascun paese». Tale deviazione, ha precisato Barroso, «deve essere collegata alla spesa nazionale per progetti cofinanziati dall’Unione europea attraverso fondi strutturali e di coesione, o il fondo per le reti trans-europee, e dovrà presentare effetti positivi, diretti e verificabili nel lungo termine sul bilancio». La Commissione ha però chiarito che la flessibilità sull’uso di investimenti produttivi «in nessuna circostanza permette agli stati membri di sforare il limite del 3% del rapporto deficit-Pil». In una lettera inviata ai ministri delle finanze Ue il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, ha spiegato che per usufruire della flessibilità nei vincoli di bilancio, gli Stati beneficiari dovranno «rispettare la regola del debito pubblico» oltre a quella del deficit. La regola sul debito prevede di non superare il 60% rispetto al Pil e di ridurre la parte eccedente di un ventesimo ogni anno nell’arco di tre anni. La Commissione Ue prevede inoltre «compensazioni» da parte degli Stati che dovessero usufruire della maggiore flessibilità.
Ai timori che ancora ci sono in certi ambienti europei sulla tenuta dei conti, replica il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che frena le aspettative: «L’equilibrio dei conti pubblici resta una priorità, anche perché il Tesoro deve collocare ogni mese 40 miliardi di titoli» di Stato. Quindi l’Italia in termini strutturali nel 2013 «conseguirà il pareggio di bilancio rispettando gli impegni presi in sede europea». Saccomanni spiega che ci si avvia al«superamento delle regole del patto di stabilità interno», parla di «drammatizzazione eccessiva» della stampa sui derivati («ma siamo disposti a rivedere le norme») e rassicura sull’andamento dei conti pubblici nel primo semestre: «È coerente con il conseguimento di un indebitamento netto al 2,9%». E guarda al futuro prossimo: «Da Bruxelles è arrivato un primo segnale, ma credo che a ottobre, superata la boa delle elezioni tedesche, si sarà un consiglio Ue che farà il punto sulla congiuntura».
Soddisfatto anche il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi: «È il riconoscimento del nostro sforzo. Ora si tratta di individuare concretamente gli investimenti più idonei a favorire la crescita e la conseguente creazione di posti di lavoro stabili». Il collega dello Sviluppo Flavio Zanonato, invece, frena gli entusiasmi: aver ottenuto dall’Europa maggiore flessibilità sui vincoli di deficit «è un grosso risultato, ma attenzione a non prenderlo con eccesso di ottimismo». Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi plaude alla «buona notizia» ma si riserva un giudizio definitivo dopo aver visto «l’ampiezza degli interventi» che consentirà.
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