In attesa dei nuovi concorsi della pubblica amministrazione, con le regole previste dal decreto legge varato dal Governo il 26 agosto scorso, dalla ricognizione dei posti messi a bando dalle Regioni dal 2006 al 2012 risulta che un posto su quattro non è ancora stato effettivamente occupato dai vincitori. Negli ultimi sette anni sono state realizzate circa 2.300 assunzioni a tempo indeterminato, nonostante i patti di stabilità e le restrizioni sul budget, ma al tempo stesso si è allungata la lista di chi aspetta di entrare in ruolo: un esercito di oltre 70mila persone in tutta la pubblica amministrazione, con la validità delle graduatorie prorogata dal ministro per la Pubblica amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, al 31 dicembre 2015. E, prima di dare il via a nuovi concorsi, è d’obbligo l’esaurimento delle graduatorie ancora aperte: «La nuova normativa prevede che l’amministrazione centrale non possa aprire nuove graduatorie senza l’autorizzazione del dipartimento della Funzione pubblica e del ministero dell’Economia – spiega Maria Barilà, direttore generale del dipartimento della Funzione pubblica -, mentre questo obbligo non c’è per le Regioni. In ogni caso, prima di dare il via a nuovi concorsi, devono essere esaurite le graduatorie già aperte».
A livello territoriale, il record per il maggior numero di assunzioni va alla Sardegna, che ha inserito 657 dipendenti con 21 diversi concorsi. Di questi, soltanto uno è ancora aperto, con 42 posti ancora da assegnare. Anche la Puglia ha adottato una decisa politica di crescita dell’organico, con 225 assunzioni a tempo indeterminato distribuite su sei concorsi (una media di 56 posti per bando). Non sono solo le regioni del Sud ad assumere. Nel Nord Italia spicca la Lombardia, con quasi 400 posti a concorso, tutti già assegnati.
La Valle d’Aosta, il Veneto e l’Umbria nel Centro Italia hanno inserito tra i 120 e i 160 impiegati. Tra il 2000 e il 2006, soltanto la Puglia non aveva indetto alcun concorso. Nei 7 anni successivi, sono la Sicilia e la Campania ad azzerare le assunzioni, mentre in Campania l’ultimo concorso risale al 2002. Discorso a parte per il Lazio: pur con diverse settimane di tempo a disposizione, l’amministrazione locale non è stata in grado di estrapolare i dati sui bandi di concorsi.
Partecipare ai concorsi pubblici è una vera e propria odissea: nella gran parte dei casi, si ha a che fare con una platea di migliaia di candidati per una manciata di posti disponibili. E dopo aver sostenuto la prova, bisogna aspettare a lungo prima che i posti vengano effettivamente assegnati. L’iter per l’inserimento dei vincitori, infatti, va da un mese (nel migliore dei casi) fino a raggiungere anche i tre anni. In Lombardia, le graduatorie restano valide per 36 mesi dalla loro data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale (Burl). In caso di scorrimento della graduatoria, l’assunzione si perfeziona in circa 20 giorni dalla data di pubblicazione del decreto di scorrimento sul Burl.
Ci sono poi dei casi in cui le graduatorie possono essere prorogate oltre i limiti normali. In Sardegna le leggi regionali hanno fatto sì che una lista di candidati restasse valida per 5 anni. E in Toscana il blocco del turnover ha di fatto sospeso il contatore delle graduatorie, allungandone la validità. Certo, tutti i posti messi a bando sono stati occupati, ma se il blocco venisse a cadere e la Regione avesse necessità di nuovo personale, potrebbe attingere agli elenchi pre-esistenti dei candidati.
Chi non viene inserito immediatamente dopo un concorso, ma rientra comunque in graduatoria, non deve perdere le speranze. A volte, infatti, i posti messi a concorso sono effettivamente molto limitati, ma l’amministrazione decide poi di attingere regolarmente agli elenchi ufficiali dei candidati per nuovi inserimenti.
Così, in Veneto, su 162 assunzioni effettuate tra il 2006 e il 2012, solo 23 erano state pianificate espressamente nei bandi di concorso. Anche in Toscana sono stati messi a concorso 19 posti in 7 anni, e altri 82 neoassunti sono stati attinti alle graduatorie.
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