«Il Pil crescerà di più con i pagamenti Pa»

Saccomanni: opinioni diverse con l’Istat sul 2014 – «Confermata la ripresa a fine 2013»

Il Sole 24 Ore
5 Novembre 2013
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«Sono qui a parlare prevalentemente di questioni europee in vista del semestre di presidenza italiana e per dare indicazioni sullo stato della nostra economia». Il ministro Fabrizio Saccomanni inverte, forse, gli addendi, ma il risultato non cambia di molto. La priorità della missione a Londra è, soprattutto, la seconda, ovvero rincuorare il governo britannico e le istituzioni finanziarie sulla lenta marcia italiana verso stabilità politica e ripresa. «La vediamo arrivare in quest’ultimo trimestre – aggiunge il ministro sull’uscio al 11 di Downing street, residenza ufficiale del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne – per poi dispiegarsi nel 2014 sull’onda di un bilancio prudente, ma funzionale al rilancio dell’attività economica». I dati del Tesoro italiano stridono con l’accelerazione inglese che già marcia verso una progressione del pil nel 2013 nettamente superiore all’1%. E si scollano anche dalle previsioni 2014 dell’Istat, meno ottimistiche di quelle di via XX Settembre, «ma questo dipende – precisa Fabrizio Saccomanni – dalla diversa considerazione sull’impatto che avrà il rimborso del debito delle pubbliche amministrazioni».

Argomenti elaborati nel corso degli incontri di ieri che se con George Osborne hanno effettivamente virato sul cotè europeo, con investitori e mass media si sono concentrati sul quadro politico-economico italiano. Un’ operazione di marketing di alto profilo, quella del ministro Saccomanni, all’ombra dell’inevitabile City dove, oltre alle banche, hanno sede i maggiori fondi sovrani dei Paesi emergenti attivi in tutta l’Unione. L’agenda della due giorni londinese è, infatti, quantomai densa con la giornata di ieri dedicata al colloquio con George Osborne, interviste a Financial Times, BBC ed Economist. Al quotidiano della City il ministro ha manifestato timori per «il rafforzamento dell’euro» auspicando forme di allentamento da parte della Bce… Secondo il ministro dell’Economia la forward guidance «non sembra aver funzionato come atteso… I mercati vogliono vedere azioni concrete». Poi ha tenuto una lezione sui destini dell’euro alla London school of Economics e due round table con investitori istituzionali. «Asset manager, banche e fondi sovrani», assicurano fonti anonime che indicano anche i temi più sollecitati dagli esponenti del business. Stabilità del governo e sostenibilità dei conti continuano a essere le maggiori fonti di preoccupazione per chi considera di sbarcare nel nostro Paese. Nel girone immediatamente successivo dei temi che più angustiano gli investitori internazionali, Fabrizio Saccomanni ha “scoperto” esserci il quadro del sistema bancario nazionale a lui ben noto. Sulla salute delle nostre banche le domande non sono mancate così come valutazioni sulla futura unione bancaria. Molto interesse c’è stato anche sul capitolo privatizzazioni che il ministro ha confermato essere programmate, evitando però di entrare nello specifico di casi precisi al di là del capitolo immobiliare.

Oggi si misura con un panel di operatori riuniti al London stock exchange, prologo al faccia a faccia con il “collega” central banker, Mark Carney, neo governatore della Banca d’Inghilterra.

È stato, però, il colloquio con George Osborne a fissare la valenza politica della visita di Fabrizio Saccomanni. «Cambiare i trattati? Per ora dovete chiederlo ai tedeschi», ha detto il Cancelliere sollecitato sui “desiderata” di Londra in vista del semestre europeo a guida italiana. In altre parole la riapertura dei trattati, secondo quanto è trapelato dai colloqui di ieri, è capitolo che Londra intende affrontare solo dopo le elezioni del 2015. Gli obiettivi britannici restano due: ridare competitività all’Unione, eliminando direttive considerate ingombranti, come quella sul lavoro, e salvaguardare il mercato unico per i Paesi non euro. Priorità assoluta, quest’ultima, con la discussione fra Osborne e Saccomanni su alcuni passaggi specifici che angustiano la City come il trattamento riservato ai prodotti finanziari denominati in euro o le ricadute su Londra della Tobin tax adottata da altri Paesi membri. Un errore, secondo George Osborne, capace solo di spostare le transazioni verso piazze meno severe. Lo sviluppo del single market nel suo complesso è, invece, un vero tema di possibile intesa anglo-italiana destinato a trovare posto nell’agenda del semestre. Le assonanze fra i due Paesi sono evidenti da molto tempo, ma non sono state sufficienti per abbattere tutti gli ostacoli. Almeno per ora.

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