Umbria, Emilia Romagna, Veneto: sono queste le tre regioni di riferimento scelte, tra le cinque individuate come eleggibili, per l’introduzione dei costi standard nella sanità. Lo ha deciso la Conferenza delle regioni che ha dunque escluso a sorpresa dal terzetto la Lombardia di Roberto Maroni. «Sono state le regioni», ha ricordato la presidente dell’Umbria, Catiuscia Marini, che ha presieduto la seduta, «a proporre l’introduzione dei costi standard per evitare i tagli lineari». Soddisfazione è stata espressa dal ministro della salute, Beatrice Lorenzin. «Insieme alle regioni, stiamo portando avanti un lavoro che una volta a regime garantirà un risparmio, secondo le stime fatte dalla Corte dei Conti, tra i 2 e i 3 miliardi di euro, ma soprattutto processi chiari di ripartizione delle risorse», ha dichiarato il ministro. «Oggi», ha aggiunto, «partiamo con le prime tre regioni, ma presto il sistema sara’ a regime in tutto il Paese. Ma sprattutto da qui si parte per il Patto per la salute, sul quale stanno lavorando i tecnici del ministero insieme a quelli delle regioni, che sara’ un grande piano di riprogrammaizone del sistema sanitario nazionale che ci permettera’ di mettere in efficienza i servizi, valorizzare maggiormente i Lea che hanno sofferto in alcune parti del territorio nazionale in questi anni e, attraverso un risparmio interno, di riallocare le risorse in settori strategici del Servizio sanitario nazionale in modo da renderlo sostenibile ma sempre competitivo».Per il ministro degli affari regionali, Graziano Delrio, «si tratta di un passaggio di grande importanza. E’ l’indicazione su come conciliare l’erogazione di servizi sanitari di qualita’ con la loro sostenibilita’ economica». «Cio’ a cui puntiamo», ha concluso Delrio, «e’ la realizzazione del binomio autonomia-responsabilita’, che e’ il binomio virtuoso del federalismo e che purtroppo fino a oggi e’ stato applicato con troppa poca costanza».
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