Investimenti pubblici, dai fondi di Bruxelles un quinto delle risorse

Il Sole 24 Ore
6 Ottobre 2014
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<p>L’Europa? Non &egrave; solo una fonte di vincoli, un’istituzione in crisi. In parte, ha saputo anche vestire i panni dell’ammortizzatore sociale. Tra il 2007 e il 2012 il Fondo europeo di sviluppo regionale ha creato circa 600mila posti di lavoro: equivalgono al 20% circa delle perdite occupazionali stimate nel continente a partire dall’inizio della crisi finanziaria. Inoltre, tra il 2010 e il 2012, senza le politiche di coesione dell’Unione gli investimenti pubblici nei 28 Paesi membri sarebbero stati il 20% in meno.</p>
<p>Sono questi i numeri che emergono dalla sesta Relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale nella Ue elaborata dalla Commissione europea, che viene presentata questa mattina a Roma (si veda il box). Il rapporto fa il bilancio dei fondi distribuiti tra il 2007 e il 2013 e traccia le linee guida per la tranche 2014- 2020: Fondo sociale europeo, Fondo per lo sviluppo regionale e fondi di coesione. &laquo;Occorre prendere atto che le politiche di coesione in questo periodo sono state essenziali per sostenere il pesante decremento degli investimenti pubblici&raquo;, ammette Alessandro Laterza, vicepresidente Mezzogiorno e Politiche Regionali di Confindustria. Grazie agli investimenti della Ue, ad esempio, sono stati costruiti 3mila chilometri di reti di trasporto europee.</p>
<p>Le politiche per la coesione hanno aiutato direttamente anche le imprese: tra il 2007 e il 2013 il Fondo per lo sviluppo regionale ha investito in 200mila progetti di Pmi, in 80mila imprese in fase di avviamento e in 22mila progetti di cooperazione fra aziende e mondo della ricerca. Nello stesso periodo l’altra gamba dei finanziamenti europei, il Fondo sociale europeo, ha sostenuto 68 milioni di partecipazioni a progetti individuali, ha aiutato 5,7 milioni di persone disoccupate o inattive a trovare un impiego e ha contribuito a creare 400mila nuove imprese.</p>
<p>Gli occhi degli imprenditori, per&ograve;, ora sono puntati sulla nuova tranche di finanziamenti della Ue, che tra il 2014 e il 2020 metter&agrave; sul piatto per i Ventotto oltre 450 miliardi di euro (se si considera anche il cofinanziamento nazionale). &laquo;&Egrave; essenziale che alcuni aspetti vengano chiariti – sostiene Laterza – prendiamo ad esempio i fondi di coesione nazionali: per l’Italia lo stanziamento &egrave; di 54 miliardi da qui al 2020, ma quanti ce ne saranno a disposizione anno per anno, e per fare cosa? Al momento sappiamo solo che ne sono stati impegnati 1,5 miliardi, il resto sar&agrave; deciso dalle prossime Leggi di stabilit&agrave;&raquo;. E ancora, sui Fondi strutturali: &laquo;La Commissione europea ci obbliga in futuro a una maggiore capacit&agrave; amministrativa dei fondi, ma i piani operativi a livello nazionale mancano&raquo;. Allo stesso modo la pensa il Commissario per la Politica regionale e urbana, Johannes Hahn: &laquo;Possiamo e dobbiamo fare meglio in futuro, per assicurarci che gli investimenti europei vengano concentrati strategicamente sui settori chiave per la crescita e siano amministrati con pi&ugrave; efficienza, anche in Italia. I negoziati di partenariato con l’Italia, per stabilire le modalit&agrave; con cui gli investimenti della Ue verranno utilizzati dalle regioni e dalle citt&agrave;, stanno per concludersi. Mi aspetto che arriveremo alla firma entro al fine del mese&raquo;.</p>
<p>Il vicepresidente di Confindustria si dice soddisfatto dell’ammontare stanziato per le Pmi e le imprese, ma ancora una volta invoca la necessit&agrave; di una regia nazionale: &laquo;Mi preoccupano le inevitabili differenze di applicazione da regione a regione&raquo;.</p>

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