Che nelle regioni italiane il problema rifiuti urbani sia affrontato con risultati fortemente diversi è sotto gli occhi di tutti, residenti e non, e lo raccontano le cronache delle emergenze locali. Un’ulteriore conferma, basata questa volta sull’analisi dei bilanci pubblici, arriva da uno studio realizzato da Thesis Ambiente, in collaborazione con l’Università di Pisa, e promosso da Comieco (Consorzio per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica). Ebbene, secondo lo studio, le Regioni, oltre a muoversi in ordine sparso nelle modalità di rendicontazione degli stanziamenti al settore, denotano una diversa efficienza nell’utilizzo delle risorse, con conseguenze sul successo della raccolta differenziata (Rd): le regioni più “virtuose” in termini di spesa sono anche quelle dove si sono raggiunti i livelli più alti di Rd.
La ricerca è stata commissionata con l’obiettivo di individuare l’effettivo flusso finanziario a disposizione degli enti locali per la Rd e, quindi, di verificare come si inserisca in questo contesto l’attività dei consorzi di filiera per il recupero e riciclo degli imballaggi. I consorzi infatti – osservano da Comieco – da anni rappresentano una garanzia di versamenti certi e rapidi per gli enti locali a fronte dell’attività di Rd, attraverso il sistema dei corrispettivi agli enti in convenzione: per quanto riguarda la sola frazione cellulosica, in 13 anni è stato corrisposto più di un miliardo di euro agli enti locali convenzionati.
«Le complicazioni in tema di rifiuti emergono già in fase di reperimento e analisi dei dati – osserva Claudio Del Lungo, coordinatore del progetto di Thesis Ambiente – e riguardano la trasparenza: si è rilevata infatti un’estrema eterogeneità nei criteri di redazione dei bilanci delle varie Regioni. Inoltre, se i preventivi arrivano in tempi accettabili, i consuntivi non sono approvati che a distanza di 20-24 mesi. Un altro fattore che genera confusione è l’aggregazione delle spese che solo raramente riguardano i soli rifiuti, mentre in genere sono associate alle bonifiche quando addirittura anche ad altre voci di carattere ambientale».
I bilanci a consuntivo più confrontabili sono quindi quelli relativi al 2012, anno per il quale si registrano 1,3 miliardi di euro complessivamente stanziati (tra residui iniziali e di competenza).
«A partire da questo dato – osserva Del Lungo – dalla ricerca emergono due importanti elementi: in primo luogo, le Regioni hanno una velocità media di spesa pari a 36 mesi, una tempistica che certo non contribuisce a creare lavoro e sviluppo. Si ricorda infatti che il ruolo delle Regioni nell’ambito dei rifiuti riguarda prevalentemente investimenti (come impianti di selezione o di compostaggio) che vengono assegnati tramite bandi con il lungo iter procedurale che questo sistema comporta. In secondo luogo, se si guardano i preventivi 2014, si nota un dimezzamento della massa disponibile rispetto al 2012 (643 milioni). Tra le ragioni di questa riduzione, le minori risorse per i tagli ai trasferimenti dallo Stato e il reindirizzo dei residui verso altri capitoli di spesa». Infatti le risorse finanziarie originariamente destinate ai rifiuti che non vengono utilizzate potrebbero non affluire più al settore: in tutto, nel 2012, tra economie, perenzioni (residui iniziali eliminati) e minori impegni (somme stanziate, ma non impegnate nell’esercizio), sono rimasti 333 milioni, per quasi la metà imputabili alla Sicilia (137) e per altri 40 milioni alla Calabria.
Non tutte le Regioni, tuttavia, secondo la ricerca di Tehsis Ambiente, evidenziano gli stessi ritardi: alcune, come Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Veneto o Lombardia, hanno quasi azzerato la spesa di competenza nell’ambito dei rifiuti, essendo riuscite a spendere sapientemente e non si trovano quindi nell’urgenza di destinare ulteriori stanziamenti per il settore. Si tratta peraltro di quei territori più virtuosi nella raccolta differenziata. Al contrario, dove la spesa di competenza aumenta di più (si vedano Puglia, Sicilia, Lazio, Campania nel 2014) non si sono raggiunti standard sufficienti sul fronte del recupero e del riciclo.
Tra lungaggini e inefficienze, gli stanziamenti regionali per il settore intanto continuano a diminuire: dal confronto tra i bilanci preventivi emerge un 9,4% in meno dal 2013 al 2014, ma addirittura del 50% nel triennio 2012-2014.
In conclusione – osservano da Comieco – emerge l’urgenza di definire, da parte del Parlamento una nuova procedura per velocizzare la capacità di spesa delle Regioni e di una revisione dei criteri di elaborazione e presentazione dei bilanci perché siano più trasparenti ed omogenei, con l’eventuale introduzione di forme premiali nel trasferimento delle risorse statali per quelle Regioni che raggiungono e superano nei tempi previsti gli obiettivi di spesa.
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