È atteso nei prossimi giorni il giudizio della Commissione europea sulla Finanziaria per il 2015. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, l’Italia dovrebbe ricevere il via libera, tenuto conto anche delle nuove regole interpretative del Patto di Stabilità e di Crescita. Nel contempo, tuttavia, l’esecutivo comunitario dovrebbe mettere l’accento sulla necessità di continuare a modernizzare l’economia, in modo da rilanciare la crescita e contribuire al calo del debito pubblico.
Il negoziato tra il governo italiano e la Commissione europea, così come la discussione tra i commissari dovrebbero «chiudersi bene», a favore dell’Italia, «senza apertura di procedure di infrazione», spiega un funzionario comunitario. Alla fine dell’anno scorso, l’esecutivo comunitario aveva deciso di sospendere il giudizio sulla Finanziaria 2015, in attesa di nuove promesse italiane sul fronte delle riforme. Nella stessa situazione erano la Francia e il Belgio.
Il via libera comunitario è anche legato alla scelta della Commissione di pubblicare nuove linee-guida interpretative del Patto di stabilità. Tra le altre cose, ha stabilito che la riduzione annua del deficit eccessivo sarà da ora in poi legata all’output gap, ossia al divario tra crescita reale e crescita potenziale. Secondo le nuove regole, a un paese come l’Italia con un output gap negativo tra il 3 e il 4% del prodotto interno lordo, è chiesto un taglio del deficit strutturale di appena lo 0,25% del Pil.
In precedenza, la regola comunitaria prevedeva un taglio annuo del disavanzo strutturale dello 0,5% del Pil, pressoché indipendentemente dall’andamento dell’economia. Il governo prevede che le misure di politica economica previste nel bilancio 2015 comportino un taglio del deficit strutturale quest’anno dello 0,3% del Pil. Inoltre, la Commissione ha stabilito che un paese può deviare temporaneamente dal percorso di riduzione del deficit, in presenza di riforme sostanziali.
Restano dubbi sulla questione del debito. L’Italia è oggetto di una analisi per squilibrio economico eccessivo, dovuto a debito elevato e bassa competitività. Nonostante un debito pari a oltre il 130% del Pil, Bruxelles dovrebbe limitarsi a un richiamo, tenuto conto della crisi economica. Incertezza però ci sarà fino alla fine. Il destino dell’Italia è in parte legato a quello della Francia. C’è un acceso dibattito tra i commissari sulla opportunità di dare più tempo a Parigi per ridurre il deficit sotto al 3,0 per cento.
Dal canto suo, il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan ha spiegato ieri: «Noi abbiamo fatto i compiti a casa con fatica, ma con buoni risultati. L’esame è molto duro, ma non si guarda solo ai numeri oggi, ma anche a quello che saranno in futuro. Sono moderatamente ottimista». In origine, il giudizio era atteso per il 27 febbraio. Ieri Bruxelles ha parlato dei primi giorni di marzo. Il via libera deve essere deciso dal collegio dei commissari la cui prossima riunione è mercoledì.
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