«La spending due» comincerà ad avere i primi tratti riconoscibili entro la fine di giugno. Con l’obiettivo di arrivare a inizio settembre a un ulteriore sviluppo per poi giungere alla fisionomia definitiva a ottobre in vista del varo della prossima legge di Stabilità. Che dovrebbe prevedere interventi di riduzione e riqualificazione della spesa per 10-12 miliardi da utilizzare per disinnescare le clausole di salvaguardia previste dalle ultime due leggi di Stabilità, a partire da quella sugli eventuali aumenti delle aliquote Iva. Più della metà della dote dovrebbe essere garantita da misure collegate all’attuazione della riforma della Pa (ora all’esame del Senato), dal taglio delle partecipate e dalla razionalizzazione dei trasferimenti al trasporto pubblico e degli incentivi alle imprese. Il resto dovrebbe arrivare soprattutto da misure sulle Regioni. «L’obiettivo per il 2016 è tagliare di 10 miliardi la spesa pubblica, e lo faremo entro novembre per inserire il tutto nella legge di Stabilità», ha detto ieri a “24 Mattino” su Radio 24 il nuovo commissario della spending Yoram Gutgeld. Che ha aggiunto: il target minimo di 10 miliardi serve «per assicurare di poter eliminare del tutto le clausole di salvaguardia» e «se riusciremo a fare di più potremo continuare nell’operazione di riduzione della spesa».
La tabella di marcia per realizzare la «spending 2» è ancora ufficiosa. Ma la nuova cabina di regia operativa a Palazzo Chigi in stretto contatto con il ministero dell’Economia e coordinata da Gutgeld e Roberto Perotti sta pensando a una sorta di percorso a tappe. Un percorso che prevederebbe la presentazione a inizio estate di un primo pacchetto di proposte al premier Matteo Renzi da sottoporre naturalmente anche al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Questa strategia dovrebbe consentire al Governo di adottare interventi ponderati e mirati (di tipo “micro” e non “macro”) con un elevato grado di fattibilità evitando il rischio di scelte affrettate dell’ultimo minuto come quelle che in alcuni casi sono state compiute negli ultimi anni.
Gutgeld, a Radio 24, ha ribadito che i tagli «dovranno essere concretizzati nella legge di stabilità 2016. Ed è tornato poi a escludere nuovi interventi sulle pensioni: «Abbiamo affrontato questo discorso l’anno scorso e la decisione politica è stata di non toccarle. Le pensioni alte sono già in qualche modo tassate e quindi c’è già un intervento di equità». Quanto alla stretta sulle partecipate, il nuovo commissario ha negato rallentamenti da parte del Governo: «Abbiamo detto a tutte le amministrazioni di fare un piano» entro il 31 marzo. «Dovremo nelle prossime settimane – ha aggiunto – raccogliere questi piani, leggerli e in funzione di questi intervenire». Gutgeld ha anche confermato che sul tavolo c’è l’ipotesi di ridurre i corpi delle Forze dell’ordine: «Si sta lavorando su questo, le ipotesi sono intervento o eliminazione di uno di questi, e potrebbe essere la Forestale».
A Palazzo Chigi la macchina per realizzare la nuova spending è già operativa. Quattro in particolare le grandi aree su cui è in corso un attento monitoraggio: trasferimenti e sussidi al trasporto pubblico e spesa improduttiva per infrastrutture; incentivi alle imprese; spesa riconducibile direttamente o indirettamente alle Regioni: uscite per beni e servizi. Su quest’ultimo fronte l’obiettivo è quello di alzare notevolmente l’asticella della spesa presidiata con il dispositivo delle centrali uniche di acquisto che poggia su Consip. L’ipotesi è quella di salire dai 38 miliardi presidiati nel 2014 con sistema-Consip a quota 48-50 miliardi. Un’operazione che consentirebbe di far salire di un paio di miliardi i risparmi realizzati con il dispositivo delle centrali uniche di acquisto. Tutti i settori potrebbero essere interessati dalla nuova spending. «Nessuno è intoccabile», ha detto il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei.
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