È uno dei punti fermi della nuova spending review. Anche perché il completamento del processo di centralizzazione degli acquisti di beni e servizi, imperniato su Consip, nel 2016 potrebbe garantire nuovi risparmi per 1,5-2 miliardi. Ma questo obiettivo potrebbe essere centrato soltanto con il pieno decollo delle misure già previste del decreto Irpef e nell’ultima legge di stabilità sulla creazione di un nuovo sistema basato su sole 35 stazioni appaltanti. Che però non è ancora pienamente operativo a causa dei ritardi accumulati nel varo dei decreti attuativi.
Il Governo assicura, anche attraverso il Def e il Pnr (Programma nazionale di riforma) oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri per il varo definitivo, che l’operazione sarà completata in autunno e che decollerà a pieno regime dall’inizio del 2016. Ma l’Esecutivo punta anche a rafforzare questo intervento con l’obiettivo di rendere più stringenti i vincoli nei confronti di Comuni, e anche Regioni, per la razionalizzazione delle forniture. Non a caso nella bozza di Pnr allegata al Def si afferma che «sarà necessario apportare alcuni aggiustamenti», alle misure già in vigore «con particolare riguardo alla possibilità dell’obbligo di approvvigionamento tramite i 35 soggetti aggregatori agli enti locali nel loro complesso».
In altre parole il Governo conta di rendere sempre più vincolante il ricorso da parte di tutte le amministrazioni pubbliche al nuovo sistema di centralizzazione degli acquisti che poggia su Consip. La bozza di Pnr parla chiaro: «Per arrivare ad una reale razionalizzazione degli acquisti a livello nazionale e locale è necessario apportare delle modifiche che, pur nel rispetto delle peculiarità delle diverse amministrazioni interessate, uniformino l’obbligatorietà al ricorso ai soggetti aggregatori».
Ma i correttivi per favorire ulteriormente l’utilizzo da parte degli enti locali delle centrali uniche d’acquisto non sono le sole nuove misure in arrivo. Il Governo sarebbe intenzionato a varare un apposito disegno di legge delega per riordinare tutta la materia degli obblighi e delle facoltà per gli acquisti di beni e servizi della Pa.
Una serie di interventi che dovrebbe rendere ancora più strategico il ruolo di Consip. Che, del resto, considera possibile riuscire a presidiare al termine del biennio 2015-2016 un flusso di uscite per acquisti di beni e servizi di non meno di 50 miliardi, 12 in più di quelli “gestiti” nel 2014 (38 miliardi) superando abbondantemente il 50% dell’intera spesa complessivamente “appaltabile” dalla Pa (circa 90 miliardi). Se questo traguardo dovesse essere tagliato, con il metodo Consip potrebbero essere realizzati non meno di 10 miliardi di risparmi nel biennio.
Come è noto la nuova spending che ha in cantiere il Governo prevede anche una stretta sulle partecipate, il riordino delle tax expenditures e degli incentivi alle imprese,l’estensione del meccanismo dei costi e dei fabbisogni standard per Comuni e Regioni, l’attuazione della riforma della Pa con la “potatura” delle sedi territoriali dello Stato e la razionalizzazione delle spese per gli immobili pubblici. Ma l’esecutivo pensa anche a integrare maggiormente il processo di revisione della spesa con quello sul controllo di conti pubblici facendo leva sull’attuazione della delega per il completamento della riforma del bilancio. Che dovrebbe portare al “pensionamento” della legge di stabilità destinata ad essere assorbita dalla legge triennale di bilancio.
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