Il sindaco può chiudere il ristorante del centro storico finché non libera la strada dai tavolini abusivi. Legittima l’
ordinanza di Roma Capitale che oltre alla rimessione in pristino dei luoghi impone lo stop all’attività economica nelle zone più antiche tutelate dall’Unesco: la sanzione risulta adeguata. Il ristorante non solo sloggia dalla piazza occupata abusivamente ma non riapre fino a quando non libera la strada dalle sedie e dai tavolini che ha installato senza autorizzazione, con tanto di fioriere a protezione. Oltre che la riduzione in pristino, infatti, il sindaco del Comune può imporre la sospensione dell’attività economica funzionale al ritorno alla normalità nell’area: a consentirglielo è il pacchetto sicurezza 2009, che permette di imporre al commerciante il pagamento delle spese o la prestazione di adeguate garanzie. È quanto emerge dalla sentenza 1611/15, pubblicata dalla quinta sezione del Consiglio di stato. Niente da fare, dunque, per il gestore del locale nel centro storico dell’Urbe: è legittimo il provvedimento di Roma Capitale che ha imposto la chiusura del ristorante per cinque giorni «e, comunque, fino al completo ripristino dello stato dei luoghi»; questo, per l’occupazione contro legge di una piazza con poltroncine, ombrelloni e perfino piante a dimora, per un totale di 140 metri quadrati «usurpati» nella zona dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco. «La particolare situazione in cui versavano ampie zone della parte storica», si legge in sentenza, «ha giustificato l’adozione di un provvedimento di valenza generale con il quale si è disposta l’applicazione delle sanzioni previste», chiusura compresa.
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