È il giorno del divorzio breve. Oggi entrano in vigore le nuove regole contenute nella legge 55, che hanno ridotto da tre anni a dodici mesi il tempo necessario per presentare la domanda di divorzio nel caso di separazione giudiziale. Periodo che scende a sei mesi se la di divisione è stata consensuale.
Un taglio dei tempi sensibile, che si accompagna – è sempre la legge 55 di quest’anno a prevederlo – all’anticipo dello scioglimento della comunione dei beni, che decorre , nel caso di divisione giudiziale, dal momento in cui il presidente del tribunale autorizza i coniugi a vivere separati o, se la divisione è stata consensuale, dalla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione. Fino a ieri, invece, per far cadere la comunione dei beni occorreva aspettare il passaggio in giudicato della sentenza di separazione.
I tribunali non dovranno attendere per cimentarsi con le nuove regole. Già da oggi possono essere messi alla prova. Le novità, infatti, valgono – così ha previsto il legislatore – anche per i procedimenti di separazione in corso, quelli che aspettavano di maturare i tre anni per accedere alla domanda di divorzio. Le coppie in lista d’attesa da un anno (se la separazione è giudiziale) o da sei mesi (nel caso della consensuale) possono già presentare la domanda per divorziare. Si stima che si trovino in questa condizione almeno 200mila ex coniugi (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Una valanga di istanze che, a partire da oggi, potrebbe intasare le cancellerie delle sezioni che trattano le cause familiari.
In prospettiva, una via d’uscita può essere rappresentata dalla negoziazione assistita, istituto partito a settembre e che consente alle coppie in crisi di lasciarsi con un accordo extra-giudiziali da ratificare da parte del Pm o con un’intesa da sottoscrivere davanti al sindaco. Il nuovo strumento sta lentamente prendendo piede. Oggi il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, presenterà i dati relativi ai primi mesi di negoziazione assistita.
Secondo un monitoraggio effettuato insieme al ministero dell’Interno sull’attività degli uffici di stato civile di 15 comuni – che rappresentano il 30% dell’intero carico di lavoro di quelle amministrazioni – i numeri di questi primi mesi sono ancora di piccola entità, anche se dimostrano la crescita delle coppie che scelgono di lasciarsi senza passare per il tribunale.
A gennaio le richieste di separazione stragiudiziale davanti ai sindaci erano complessivamente 80 e sono diventate 180 a febbraio. A marzo le istanze sono ancora aumentate. Basti pensare che a Roma il sindaco ha ricevuto a febbraio 42 richieste, diventate 132 a marzo. Al municipio di Genova si è passati dalle 9 istanze di febbraio alle 28 di marzo, mentre a Milano nello stesso periodo da 28 a 51.
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