Per il suolo paletti anti-consumo

Ambiente. In arrivo alla Camera gli emendamenti della relatrice Braga al Ddl per limitare gli interventi

Il Sole 24 Ore
27 Maggio 2015
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Nuova definizione di superficie agricola, più aperta agli interventi di utilità pubblica, e revisione dei paletti legati alle grandi opere. Il Ddl sul consumo di suolo, fermo da anni in Parlamento, subito dopo la pausa elettorale vivrà un nuovo momento decisivo alla Camera: l’obiettivo è portare a casa una prima approvazione entro l’estate. Ma, per farlo, bisognerà risolvere il rebus di alcuni passaggi. Sarà compito dei relatori per le commissioni Ambiente e Agricoltura, Chiara Braga e Massimo Fiorio.

Il Ddl sul consumo di suolo è tra i più travagliati della storia recente. Al momento è in discussione un testo base che a gennaio 2015 i relatori hanno depositato alla Camera. Ne parla Chiara Braga: «Dopo un periodo di analisi dei 450 emendamenti contiamo di far ripartire a pieno ritmo le votazioni a inizio giugno». Le modifiche allo studio riguardano due punti. Anzitutto, il perimetro degli interventi della Legge Obiettivo esclusi, nella fase transitoria, dai vincoli del provvedimento: non si parlerà più di tutta la Legge Obiettivo ma di un numero di opere più ristretto. Soprattutto, però, andrà ritoccata la definizione di superficie agricola, il cui consumo viene contingentato. Al momento questa locuzione include tutte le aree non impermeabilizzate, anche se i piani regolatori le hanno già destinate ad altro indirizzo. Un colpo molto duro per i Comuni, anche in chiave di possibili contenziosi.

Così, racconta Braga, «la definizione ampia che c’è adesso andrà affinata. Penso alle aree destinate a servizi pubblici e a opere di urbanizzazione. Se ci sono servizi importanti per i cittadini, previsti in pianificazioni precedenti, come una scuola o una palestra, è giusto costruire. Stesso discorso nel caso di operazioni di rigenerazione urbana». Proprio la riqualificazione delle città è tra gli altri punti chiave del Ddl, soprattutto per i progettisti. Parla il consigliere dell’Ordine degli architetti di Roma, Patrizia Colletta: «Una norma che attivi un piano di rigenerazione per noi professionisti potrebbe determinare una grande possibilità di lavoro».

Sono tutte partite assai complesse, anche perché il tema del consumo di suolo è oggetto di letture contrastanti. Michele Munafò, coordinatore del Gruppo di lavoro sul consumo di suolo dell’Ispra spiega come ormai tutte le Regioni italiane siano sopra il 5% di suolo impermeabilizzato, «con punte che, ovviamente, si concentrano nelle aree metropolitane», dove si sfonda addirittura la soglia del 70%, in qualche caso. Il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini, però, legge in maniera diversa gli stessi numeri. «Negli anni Ottanta venivano costruite 440mila abitazioni all’anno, mentre nella nostra proiezione 2015 sono 109mila. Fatico a vedere un aumento del consumo di suolo». La realtà che è, per la gran parte, il consumo di suolo non è collegato agli edifici, come si pensa, ma alle infrastrutture. Il Ddl sul consumo di suolo, poi, risolve solo un pezzo del problema: «L’approvazione di una nuova legge urbanistica è un punto che dovremo affrontare», spiega Roberto Morassut, deputato Pd della commissione Ambiente della Camera.

Intanto, nelle prossime settimane si sta per sbloccare un’altra partita importante. Secondo il capo dell’Unità di missione di Palazzo Chigi sul dissesto idrogeologico Erasmo D’Angelis, «entro il 25 giugno renderemo pubblici gli accordi di programma con le Regioni che ci consentiranno di mettere in moto i primi 600 milioni per 160 interventi nelle Città metropolitane». 

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