Un uso più massiccio delle nuove tecnologie per dare maggior spinta alla spending review anche con l’obiettivo di calibrarla meglio. Anche perché la revisione della spesa non può passare più attraverso l’antico percorso dei tagli lineari ma deve avere anzitutto la funzione di far luce sui veri flussi delle uscite, facendo leva ad esempio sulla digitalizzazione, per poi eliminare gli sprechi e allocare meglio le risorse. Un’operazione che si sta in parte realizzando sfruttando alcuni strumenti già disponibili all’interno della Pa come la fatturazione elettronica o la piattaforma di gestione del ciclo passivo. È questo il messaggio che esce dal convegno “Dal privato cittadino alle casse pubbliche, e ritorno – Come creare valore collettivo con la buona gestione delle risorse”, organizzato a Roma nell’ambito di Forum Pa 2015 e al quale hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, il sindaco di Ascoli e delegato Anci, Guido Castelli, il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, e il presidente dell’Associazione Openpolis, Vittorio Alvino.
«Digitalizzare vuole dire conoscere i flussi reali di spesa, cosa che ora non accade», ha detto Castelli secondo cui la riorganizzazione digitale passa proprio per i Comuni. E lo stesso Padoan ha sottolineato che la “spending” «non deve essere un meccanismo di tagli lineari, perché in questo Paese sono già stati fatti tagli in maniera sostanziosa». Per il ministro la revisione della spesa è «un elemento fondamentale nel processo decisionale del Governo» e l’obiettivo deve essere «cambiare i meccanismi di spesa e farlo a tutti i livelli» con una cooperazione che interessi anche i vari organi istituzionali.
E su quest’ultimo punto ha insisto anche Zingaretti per il quale serve un a nuova «grande riforma nel rapporto tra Stato e Regioni» da realizzare «al di là dei budget di spesa che tutti noi abbiamo» per ridare allo Stato «alcune competenze anche in chiave esclusiva», come ad esempio la logistica dei porti, degli aeroporti, delle infrastrutture e delle politiche energetiche. Allo stesso tempo andrebbe affidata alle Regioni la gestione di alcuni particolari settori come le politiche del lavoro.
Alleva ha annunciato che l’Istat sta lavorando a un progetto a medio termine per fornire trimestralmente informazioni sul mercato del lavoro. E già per l’estate sempre l’Istituto di statistica dovrebbe rendere disponibile una nuova nota congiunturale mensile per forniture un quadro più ampio di tutte le informazioni targate Istat. Proprio i dipendenti dell’Istat hanno protestato ieri facendo sentire la loro voce anche durante il convegno chiedendo interventi per i precari della ricerca. Quando alla spending, anche Alleva ha ricordato, va letta come miglioramento della qualità della spesa stessa in un’ottica di modernizzazione con l’utilizzazione di nuove tecnologie e iniziative di apertura dei dati. In molti hanno fatto riferimento al progetto OpenCivitas del Mef che si occupa tra l’altro della determinazione dei fabbisogni standard per gli enti territoriali. E Maria Teresa Monteduro, dirigente generale del dipartimento finanze del Mef, in un altro convegno di Forum Pa ha invitato «i Comuni che ancora non l’hanno fatto, circa 2mila, a inviare quanto prima i questionari compilati per il progetto OpenCivitas». Un processo, quello di modernizzazione delle attività della macchina burocratica, che si deve amalgamare con la riforma della Pa, attualmente all’esame della Camera dopo il primo sì del Senato, su cui il Governo fa molto affidamento.
Una riforma che, ha evidenziato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un altro appuntamento di Forum Pa, deve essere considerata decisiva soprattutto per il Mezzogiorno. Anche per l’ex commissario alla spending, Carlo Cottarelli, ora all’Fmi, la riforma della Pa è importante. Cottarelli fa notare che negli anni della crisi la spesa si è ridotta notevolmente ma Comuni e Regioni non sarebbero intervenuti sulle auto blu come invece previsto.
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