Analizzati rispetto all’anno precedente i numeri dimostrano che qualcosa si sta facendo. Alla fine però sono sempre gli stessi numeri a frenare tutti i possibili slanci entusiastici. A maggio 2015 i comuni italiani con copertura in fibra ottica sono risultati 169. È quanto emerge dalle elaborazioni condotte dall’Osservatorio Ultra Broadband di Between-EY: un lavoro portato avanti andando a incrociare i dati di copertura ufficiali con un’indagine sul campo per verificare l’effettiva possibilità da parte dei clienti di aderire a un’offerta commerciale nei comuni segnalati come coperti da parte dei vari operatori.
A consuntivo, il dato medio nazionale indica che al momento il servizio in fibra ottica è reso potenzialmente disponibile – da Telecom che è il leader per copertura come dagli altri operatori, soprattutto Fastweb (che dichiara la leadership per numero di clienti ultrabroadband) e Vodafone e da Wind-Infostrada – per un terzo della popolazione.
Il confronto internazionale in questo senso è allarmante se si considera che il dato di copertura a livello europeo (peraltro l’ultimo disponibile, reso noto dalla Ue a febbraio, si riferisce al 2013) indica una percentuale del 62 per cento. Dall’altro canto però – e qui viene invece la parte più favorevole del ragionamento – che qualcosa si sia smosso lo si evince proprio dalla progressione con la quale si arriva a quel 34% di popolazione potenzialmente già ora cliente di offerte in fibra ottica. A fine del 2014 i comuni con rete di nuova generazione già disponibile alla clientela secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Ultra Broadband Between-EY erano 127 (29% della popolazione). Alla fine del primo semestre del 2014 erano 69 (24% dell popolazione) mentre a fine 2013 erano 28 (14%) della popolazione.
A ogni modo, stando all’oggi, che si tratti di fibra fino agli armadi di strada (Fttc) o di fibra portata direttamente fino a casa (Ftth), il risultato dice comunque questo: neanche 200 comuni italiani possono godere di questa “infrastruttura a prova di futuro”.
Così la fibra ottica veniva testualmente definita all’interno del documento ufficiale messo nero su bianco dal Governo, il Piano banda ultralarga di inizio marzo. Del resto la costruzione di una rete di nuova generazione è considerata ormai indispensabile vista la crescita esponenziale del traffico dati spinto dai contenuti video che già oggi richiedono banda e capacità e che sempre di più ne richiederanno con l’arrivo di soggetti specializzati nell’on demand television (leggi Netflix). Inoltre, non vanno dimenticati gli obiettivi dell’Agenda digitale, che sono da raggiungere: l’Unione Europea ha stabilito che al 2020 tutti i cittadini dovranno avere a disposizione connessioni ad almeno 30 Mbps con un 50% messo nelle disponibilità di navigare a 100 Mbps. «In questa situazione – spiega Cristoforo Morandini, partner EY – va certamente messo in evidenza che la macchina infrastrutturale si è definitivamente messa in moto, ma la strada è ancora lunga. E questo a maggior ragione se l’obiettivo rimane quello indicato dal Piano governativo sulla banda ultralarga», che entro il 2020 vuole portare i 30 Mbps a tutti e i 100 Megabit all’85% (quindi più del 50% dettato dalla Ue) della popolazione.
Se l’infrastruttura è a prova di futuro, il presente si dimostra comunque ancora ben lontano da un mondo ideale. Declinate in chiave regionale le elaborazioni condotte dall’Osservatorio Ultra Broadband di Between-EY segnalano due regioni – Valle d’Aosta e Molise – ancora prive di offerte commerciali in fibra ottica. A seguire, la percentuale di popolazione coperta da servizi già attivi va dal 9% di Trentino-Alto Adige al 55% del Lazio. Per numero di comuni coperti, il primato va invece alla Lombardia (37), seguita da Campania (30) ed Emilia-Romagna (21).
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