Tra i numeri del bilancio Consip appena approvato, quelli del Mepa sono da record: 1,46 miliardi di euro di beni e servizi comprati dalla Pa nel 2014 (+ 62% rispetto al 2013), tramite oltre 523mila ordini (+55% rispetto al 2013). Una tendenza che prosegue anche quest’anno con 636 milioni di valore degli acquisti da gennaio a maggio, che equivalgono a un altro balzo del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Per intendersi, il principale strumento Consip, le convenzioni, con cui da sola la centrale acquisti del Mef presidia oltre 21 miliardi di spesa pubblica, è cresciuto l’anno scorso solo del 3 per cento.
Il salto del Mepa è cominciato già nel 2013. Ma solo l’anno scorso si sono dispiegati appieno gli effetti della spending review (Dl 52 e 95 del 2012). In pratica, il perimetro di amministrazioni obbligate a fare acquisti centralizzati si è esteso alla maggior parte degli enti pubblici: ne sono esonerati solo scuole e università, Asl e organismi di diritto pubblico.
Per i piccoli acquisti sotto la soglia europea (134mila euro per i ministeri e 207mila per le altre Pa), in realtà, la legge fornisce tre strade: oltre al market place Consip, le amministrazioni possono rivolgersi a centrali d’acquisto regionali o alle convenzioni Consip. Solo teorica, invece, la possibilità “fai-da-te”, in base alla quale ogni ente potrebbe organizzarsi un proprio mercato elettronico, traguardo irraggiungibile per via dei costi.
Quello che è successo di fatto è che per i propri acquisti piuttosto che “inventare” costose piattaforme online regionali, le amministrazioni sembrano essersi tutte riversate sul Mepa, che tra l’altro consente comunque di limitare geograficamente offerta e domanda.
Ma l’espansione del Mepa dimostra anche i limiti dei meccanismi di approvvigiamento pubblico: nel 2014 si sono registrati qui oltre 32mila “punti ordinanti attivi”. Quindi nelle varie amministrazioni ci sono più di 30mila uffici abilitati a “spendere” per la Pa. Una cifra impressionante, che si punta a ridurre sia con gli obblighi di acquisto centralizzati dei Comuni non capoluogo (ma è in agguato un’altra proroga), sia con la riduzione a 35 dei soggetti aggregatori (ma il decreto non è ancora pronto).
Crescono anche i fornitori che si abilitano al mercato elettronico: a oggi sono 39.396 (raddoppiati in due anni), al 99% Pmi (di cui due terzi costituite da micro imprese). Del resto non esiste più alcuna barriera all’ingresso, costituita da soglie di fatturato minime per iscriversi. E per dare informazioni e supporto sono attivi gli oltre 270 sportelli creati insieme con le associazioni di categoria, da Confindustria a Confesercenti, da Cna a Confcommercio.
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