Acquisti Pa, obiettivo minimo 2-2,5 miliardi

Il cantiere-manovra. La spesa presidiabile sale da 38 a 87 miliardi – Con la spending non meno di 5-6 miliardi da forniture, sanità e ministeri

Il Sole 24 Ore
28 Agosto 2015
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Non meno di 2-2,5 miliardi. Anche se fino a ora cifre ufficiali non sono state fatte, è questo il contributo minimo che i tecnici si attendono dal nuovo meccanismo centralizzato di gestione degli acquisti di beni e servizi della Pa. Più o meno un terzo dei 5-6 miliardi di risparmi ipotizzati dalle voci relative a forniture, sanità e ministeri per effetto del spending review 2.0 alla quale sta lavorando il commissario Yoram Gutgeld. E su tutto questo ampio capitolo del nuovo piano di revisione della spesa da 10 miliardi per il 2016 avrà una ricaduta diretta o indiretta il nuovo dispositivo di centralizzazione degli acquisti, imperniato su Consip.
Con la riduzione da 32mila a 34 stazioni appaltanti, che è diventata operativa a fine luglio, l’obiettivo è di far salire la spesa presidiata con il cosiddetto metodo Consip dai 38 miliardi del 2014 a quota 87 miliardi. Una fetta cospicua, non troppo distante dai circa 135 miliardi spesi complessivamente ogni anno per i beni e i servizi della pubblica amministrazione. Il valore delle procedure di acquisto effettuate attraverso una centrale di committenza dovrà quindi salire sensibilmente da quello registrato nel 2014 (il 22% del totale relativamente ad acquisti di importo superiore ai 40mila euro).
Il nuovo meccanismo centralizzato di gestione degli acquisti è insomma una tessera chiave nel mosaico della nuova spending review che sta allestendo Gutgeld insieme a Roberto Perotti. Un meccanismo che diventerà pienamente operativo quando le 34 centrali cominceranno a effettuare acquisti per ministeri, Regioni, enti regionali e in parte Comuni. E proprio con gli enti locali il commissario per la spending punta a sviluppare un confronto sempre più approfondito con l’obiettivo di giungere a un loro coinvolgimento quasi a tappeto. Anche perché una fetta superiore al 40% dei circa 87 miliardi di spesa potenzialmente presidiabile è da attribuire agli enti territoriali (Regioni ed enti locali).
Naturalmente un ruolo decisivo lo giocherà Consip. L’ad Luigi Marroni, nominato all’inizio dell’estate, sta lavorando intensamente e in sinergia con il commissario per la spending. Il nuovo sistema, del resto, presenta più di una novità. Prima fra tutte quella di dotare gran parte delle 34 nuovi centrali di funzioni specialistiche di varie categorie. Una strategia che dovrebbe consentire di realizzare maggiori risparmi rispetto al passato. La spesa sarà ridotta anzitutto ricorrendo a un minor numero di gare per le stesse tipologie di acquisto ma anche con una maggiore standardizzazione delle procedure e con una riduzione della forbice del prezzo d’acquisto delle stesse forniture. Un intervento che investirà direttamente il settore della spesa sanitaria ma che,secondo il Governo, non abbasserà il livello di qualità dei servizi.
Il tavolo delle 34 centrali si è riunito per la prima volta a fine luglio. Il piano operativo dovrà essere steso già nelle prossime settimane. A fine novembre toccherà poi a Palazzo Chigi varare il Dpcm con le soglie definitive con cui verranno individuati gli acquisti che passeranno per le nuove centrali.
Intanto prosegue la partita sull’abolizione della Tasi sulla prima casa. Il sottosegretario all’Economia, e leader di Scelta civica, Enrico Zanetti, dice no a un aumento dell’Imu sulle seconde case per reperire le risorse necessarie e rilancia la sua proposta di uno stop alla Tasi non per tutti per cancellare l’Imu sui capannoni industriali. Il ministro Graziano Delrio, da parte sua, afferma che «quando Renzi annuncia un altro piano di riduzioni fiscali può farlo perchè è credibile».

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