Il Viminale si riorganizza e taglia 23 prefetture

Interni. No dei sindacati

Il Sole 24 Ore
11 Settembre 2015
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Cura dimagrante per le prefetture italiane: entro il 2016, il loro numero scenderà gradualmente dalle attuali 103 a 80, 23 in meno di oggi, in un complessivo processo di accorpamento ad altre sedi di città vicine. Lo prevede un decreto del presidente della Repubblica che contiene il Regolamento di riorganizzazione del ministero dell’Interno. Le forbici del Viminale riguarderanno anche le questure ed i comandi dei vigili del fuoco delle sedi interessate: Teramo (accorpata a L’Aquila), Chieti (Pescara), Vibo Valentia (Catanzaro), Benevento (Avellino), Piacenza (Parma), Pordenone (Udine), Rieti (Viterbo), Savona (Imperia), Sondrio (Bergamo), Lecco (Como), Cremona (Mantova), Lodi (Pavia), Fermo (Ascoli Piceno), Isernia (Campobasso), Asti (Alessandria), Verbano-Cusio-Ossola (Novara), Biella (Vercelli), Oristano (Nuoro), Enna (Caltanissetta), Massa-Carrara (Lucca), Prato (Pistoia), Rovigo (Padova), Belluno (Treviso). Il riassetto, peraltro previsto dalla riforma Madia della Pubblica amministrazione approvata dal Parlamento ai primi di agosto, è stato trasmesso dal governo ai sindacati, scesi subito sul piede di guerra contro la riforma delle sedi prefettizie. Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa hanno chiesto un incontro urgente al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e annunciano una mobilitazione per il 22 settembre con assemblee in contemporanea in tutte le sedi a rischio chiusura. «In un momento di massima emergenza per la gestione dell’immigrazione e della sicurezza – attaccano – il governo pensa di chiudere 23 prefetture. Un arretramento inaccettabile dello Stato dal territorio, che rischia di lasciare nel caos cittadini e lavoratori». In pressing sul Viminale anche molti politici. Proteste arrivano dal sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano (Ncd), che ha chiesto di «continuare la riflessione tenendo presente le sedi storiche e quelle delle aree interne come nel caso di Benevento», e sollecitando «in ogni caso» un indennizzo ai territori. Per l’eurodeputato Alberto Cirio (Fi) «il Piemonte paga un prezzo troppo alto» per l’accorpamento in vista: «Tre pezzi di Stato che vanno via con disagi notevoli per i cittadini, come già accaduto per la chiusura dei tribunali».

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