Cgil, Cisl e Uil: decreto Colosseo illegittimo, il governo lo rimuova

Beni culturali. I sindacati disposti a sedersi al tavolo ma solo con l’Aran

Il Sole 24 Ore
7 Ottobre 2015
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«Illegittimo» il decreto legge 146/2015, relativo alle «misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della nazione», decise dopo l’assemblea dei lavoratori del Colosseo. «Illegittima» la soluzione adottata dalla Commissione di garanzia convocando Aran e sindacati e dando loro 60 giorni di tempo per trovare un accordo. Cgil, Cisl e Uil, ieri, in un’audizione alla commissione Lavoro della Camera hanno ribadito con forza le loro ragioni, dettate soprattutto dalla tutela del diritto di sciopero. E hanno chiesto di rimuovere il decreto legge in questione. Solo allora si dicono pronti a sedersi al tavolo per negoziare con l’Aran. A due, senza la convocazione da parte di terzi che considerano un’interferenza nella loro autonomia negoziale.
Il lungo intervento fa riferimento alla legge 146/90 e ripercorre la storia delle relazioni sindacali nel settore dei beni culturali a partire dall’accordo dell’8 marzo del 2005 tra Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) e sindacati che ha regolamentato il diritto di sciopero nel settore attraverso due previsioni. La prima individua tra i servizi pubblici essenziali la protezione ambientale e vigilanza sui beni culturali e prevede la predisposizione di accordi decentrati per l’identificazione dei contingenti minimi di personale da adibire alle prestazioni indifferibili connesse. La seconda invece prevede periodi di franchigia per la fruizione del patrimonio artistico, archeologico e monumentale.
Dopo l’assemblea dei lavoratori del Colosseo, in settembre, che «è stata indetta nel rispetto del contratto collettivo e dell’art.20 dello Statuto dei lavoratori, a seguito del mancato pagamento del salario accessorio protrattosi per mesi», spiegano Cgil, Cisl e Uil, è intervenuto il decreto legge 146/2015 approvato dal Consiglio dei ministri il 18 settembre. Per i sindacati il decreto legge «non integra i requisiti di necessità e urgenza richiesti dall’articolo 77 della Costituzione». «Non si può mettere sullo stesso piano i diritti essenziali come quello alla salute e alla mobilità, per fare due esempi attuali, con un diritto oltretutto generico all’entrata nei musei e nei siti archeologici», osserva il segretario nazionale della Cgil Fp, Salvatore Chiaramonte. I sindacati non parlano solo di illegittimità costituzionale, ma anche di superfluità normativa perché «la contrattazione collettiva già regolamenta l’assemblea in modo che siano comunque garantite le prestazioni indispensabili».
Quanto alla Commissione di garanzia la decisione di convocare l’Aran e i sindacati per trovare un accordo e di dare 60 giorni di tempo, è ugualmente «illegittima» per i sindacati perché «impone alle parti un termine esorbitando dai poteri riconosciutigli dall’art.13 della legge 146/2015», «considera non necessario l’atto di indirizzo del comitato di settore per la revisione del ccnl di comparto che contiene la normativa in materia». Nel ribadire il ruolo prezioso dei beni culturali del paese i sindacati ribattono a tutto il dibattito delle scorse settimane dicendo che «non sono le assemblee dei lavoratori a denigrare l’immagine della nazione», ma «i mancati provvedimenti che il governo dovrebbe emettere per la ristrutturazione dei beni artistici». 

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