Cedolare al 20% sugli affitti

Primo via libera dal Consiglio dei Ministri al decreto delegato sul federalismo municipale. Dal 2014 le due nuove forme di imposizione comunale. Tributo sulle compravendite all’8%. Comuni moderatamente soddisfatti

l 5 Agosto 2010
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Arriva la cedolare secca sugli affitti che si applicherà già dal 2011, sarà facoltativa rispetto al regime attuale e avrà un’aliquota fissa del 20%. E dal 2014, ci saranno due nuove forme di imposizione municipale: una propria, e un’altra secondaria facoltativa. È quanto prevede la bozza del decreto sul federalismo fiscale municipale approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. Con qualche novità rispetto al testo in entrata: la percentuale della cedolare, fissata al 25% nelle bozze del d.lgs., è stata ridotta di cinque punti nel corso del Consiglio dei Ministri. Sono state anche ridotte le aliquote dei tributi che i municipi incasseranno sulle compravendite della prima e della seconda casa. Quella sulla seconda casa è stata fissata all’8% (nella bozza era al 7%), mentre sulla prima abitazione dovrebbe essere o il 2%.

CEDOLARE SECCA. Si pagherà una sola aliquota sui redditi provenienti dai contratti di locazione. E sarà come detto del 20%. La novità è che sarà alternativa. Vale a dire, il proprietario potrà optare per la cedolare secca oppure tornare al ‘vecchio’ sistema di tassazione Irpef che prevede più aliquote a seconda degli scaglioni di reddito.

COME SI PAGA. Bisognerà versare in acconto l’85% per il 2011 e il 90% per il 2012 ma spetterà comunque all’Agenzia delle entrate definire nel dettaglio le modalità.

SANZIONI. Chi farà il ‘furbo’ dovrà pagare multe salatissime. Il Governo ha infatti deciso di elevare le sanzioni per chi non indica o indica importi in misura inferiore al vero.

L’IMU. Dal 2014, arriva l’Imu l’imposta municipale che si applicherà solo sulle seconde case e su quelle di lusso. l’aliquota verrà fissata da un decreto del Presidente del Consiglio entro il prossimo 30 novembre.
Saranno poi i Comuni ad aumentare o diminuire il prelievo dello 0,3%. L’Imu sostituisce, per la componente immobiliare, l’imposta sul reddito delle persone fisiche e le relative addizionali dovute in relazione ai redditi fondiari relativi ai beni non locati, l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, l’imposta di bollo, l’imposta sulle successioni e donazioni, le tasse ipotecarie, i tributi speciali catastali e l’imposta comunale sugli immobili. Sarà versata in quattro rate di pari importo con scadenza: al 31 marzo, al 16 giugno, al 30 settembre e al 16 dicembre. Il contribuente potrà anche decidere di versarla in un’unica soluzione annuale da corrispondere entro il 16 giugno.

IMPOSTA FACOLTATIVA. Non riguarderà gli immobili a uso abitativo. Potrà sostituire la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche, il canone di occupazione di spazi ed aree pubbliche, l’imposta comunale sulla pubblicità e i diritti sulle pubbliche affissioni, il canone per l’autorizzazione all’installazione dei mezzi pubblicitari, l’addizionale per l’integrazione dei bilanci degli enti comunali di assistenza.

COMPRAVENDITE. Il tributo sulle compravendite spetterà ai comuni e sarà del 2 o 3% sulle prime case, e dell’8% sulle seconde.

FONDO COMUNI E IMPOSTE DEVOLUTE. Ai comuni viene devoluto il gettito derivante da: imposta di registro e imposta di bollo; imposte ipotecaria e catastale; imposta sul reddito delle persone fisiche, in relazione ai redditi fondiari, escluso il reddito agrario; imposta di registro e imposta di bollo sui contratti di locazione relativi a immobili; tributi speciali catastali; tasse ipotecarie e cedolare secca sugli affitti.Per realizzare in forma progressiva e territorialmente equilibrata l’operazione di far defluire ai comuni gli incassi provenienti dagli immobili, è istituito un Fondo sperimentale di riequilibrio della durata di 5 anni. Allo Stato è attribuita una compartecipazione sul gettito dei tributi e la percentuale di compartecipazione è stabilita entro il 30 novembre, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali.

LOTTA EVASIONE E IMMOBILI FANTASMA. Il maggior gettito derivante dall’accatastamento degli immobili finora non dichiarati in catasto andranno ai comuni. Viene elevata al 50% la quota dei tributi statali riconosciuta ai comuni. I comuni avranno inoltre accesso, secondo le modalità stabilite con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate d’intesa con la Conferenza Stato-città e autonomie locali, ai dati contenuti nell’anagrafe tributaria. Si tratta delle informazioni relative ai contratti di locazione nonché a ogni altra informazione riguardante il possesso o la detenzione degli immobili ubicati nel proprio territorio; somministrazione di energia elettrica, di servizi idrici e del gas relativi agli immobili ubicati nel proprio territorio; ai soggetti che hanno il domicilio fiscale nel proprio territorio; ai soggetti che esercitano nello stesso un’attività di lavoro autonomo o di impresa; il sistema informativo della fiscalità è integrato, d’intesa con l’Anci, con i dati relativi alla fiscalità locale.

LE REAZIONI
È stata ricostituita una situazione di normalità europea, riportando i comuni ad un livello accettabile di autonomia finanziaria e, al pari di quanto accade nella maggior parte delle città europee e mondiali, è stata attribuita ai comuni la leva sugli immobili. Questo il commento dell’Associazione dei comuni italiani all’approvazione, in Consiglio dei Ministri, del decreto sul federalismo municipale.
“Senza dare troppa enfasi ma senza neanche far passare l’approvazione di oggi (ieri, ndr) come un fatto ordinario va detto che questo provvedimento rimette i Comuni in carreggiata, ponendo le basi per avere un quadro di risorse certo, costante e legato direttamente al territorio. I comuni” – prosegue la nota – “vengono da una manovra che ha tagliato loro 4 miliardi di trasferimenti erariali e che l’Anci non ha accettato. Con questo decreto non sarà più possibile perché i trasferimenti faranno spazio all’autonomia e così ogni consiglio comunale se la vedrà con i propri cittadini elettori.
Non siamo ancora nel federalismo, perché la legge Calderoli ha ancora tanti pezzi che devono essere incastrati e che chiamano in causa anche altri livelli istituzionali con i quali l’Anci sta già lavorando, ma sicuramente con questo provvedimento si entra in una fase nuova, fatta di responsabilità e autonomia”.
“Il sistema dei comuni dovrà fare un salto di qualità anche nelle relazioni interne visto che la differenza di gettito dei tributi legati agli immobili sul territorio sarà colmata dal fondo di riequilibrio che sarà ripartito in Conferenza Stato-città e autonomie locali. L’Anci”, continua la nota, “ha insistito molto su questo punto perché ritiene che il sistema dei comuni sia maturo per affrontare con serenità e decisione il tema della differenziazione, facendola diventare un valore aggiunto e non una minaccia di qualcuno contro qualcun altro. Infine, occorre dire che il provvedimento ha ancora parti che devono sicuramente essere migliorate e precisate su aspetti di rilievo, come ad esempio per quanto riguarda l’aliquota di equilibrio della nuova imposta a regime. In questo senso il lavoro della Conferenza unificata e soprattutto della Commissione La Loggia sarà prezioso. Adesso”, conclude la nota, “dopo aver raggiunto il primo obiettivo dell’accordo firmato con il Governo, l’Anci si aspetta che l’Esecutivo, subito dopo l’estate, apra il tavolo della verifica sulla revisione del patto di stabilità e sulla rimodulazione dei tagli per il 2011. Intanto i tecnici sono già al lavoro per dare ai comuni le basi catastali e la piena responsabilità su di esse”.

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