Immobili dello stato ai comuni? Si, ma non tutti. È partito infatti il censimento degli uffici e degli immobili pubblici che non possono essere toccati. Dopo l’elenco dei beni dello Stato che possono essere devoluti agli enti locali, nell’ambito del federalismo demaniale, arriva dunque il momento della verifica su quegli immobili che invece non sono disponibili perché in uso alle amministrazioni centrali. Tutto questo mentre da parte sua l’Associazione nazionale dei comuni italiani ha in mente di creare una propria banca dati degli “interessi” degli enti locali verso particolari immobili.
L’Agenzia del demanio ha comunicato di avere reso disponibile sul proprio sito Internet (www.agenziademanio.it) il sistema U.Gov, “il nuovo strumento – come spiega la stessa Agenzia – da utilizzare da parte delle pubbliche amministrazioni per elaborare e comunicare all’Agenzia stessa gli elenchi dei beni di proprietà statale di cui le amministrazioni richiederanno l’esclusione dal trasferimento a comuni, province, città metropolitane e regioni, nell’ambito dell’attuazione del federalismo demaniale”.
Le operazioni di verifica dovranno essere concluse – riferisce sempre la finestra sul sito – entro il 23 settembre 2010. Sono quasi 17.000 i beni che risultano in uso alle amministrazioni statali. Con il censimento in corso si vuole verificare quanti effettivamente di questi immobili siano ancora utilizzati come uffici e non possano essere dunque inseriti nel pacchetto da rendere disponibile nell’ambito del federalismo demaniale. Secondo i dati dell’Agenzia del demanio, dei 16.978 beni occupati dalle amministrazioni per usi governativi, quasi la metà, precisamente 7.384, fanno capo al Ministero della difesa. Cospicuo anche il numero delle sedi del Ministero dell’interno (2.291) e dei beni culturali (1.801). In coda alla classifica invece figura la Corte costituzionale, che conta su una sola sede.
Ma a proposito di federalismo demaniale, il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino ha scritto nei giorni scorsi ai colleghi sindaci una lettera il cui punto centrale e’ proprio il confronto con il Governo sulla seconda “gamba” della riforma federalista. Chiamparino nella missiva comunica ai sindaci che l’Associazione nazionale dei comuni italiani “ha deciso di costituire una banca dati che rappresenti la quantità e soprattutto la qualità complessiva dei beni demaniali sul territorio. E per questo – aggiunge il Presidente dell’Anci – è stato predisposto un questionario, quale mezzo di conoscenza finalizzato all’individuazione degli immobili demaniali, a cui i sindaci sarebbero interessati qualora ne fosse previsto il loro trasferimento”. Chiamparino sottolinea come “per rendere più sicura e rapida l’azione l’Anci abbia predisposto una pagina web www.federalismodemaniale.anci.it, dove si potranno inserire direttamente on line i dati dei comuni.
Federalismo demaniale col filtro
Le amministrazioni dello Stato dovranno individuare entro il 23 settembre quali immobili non saranno posti nella disponibilità degli enti locali. Intanto l’Anci avvia la propria banca dati che rileverà gli interessi dei comuni su particolari beni
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