Mix fiscale per le Regioni

Ieri in Consiglio dei Ministri primo esame (a sorpresa) per il decreto sul federalismo: quota Irpef, più Iva, Irap flessibile. Al via le consultazioni istituzionali sul provvedimento

l 8 Settembre 2010
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In arrivo un mix fiscale per finanziare le Regioni (in tutto circa 130 miliardi di euro): una quota di Irpef, più una maggior compartecipazione all’Iva (oggi poco sopra il 44%), la possibilità di un’addizionale Irpef e, se necessario, anche tributi propri. In più la possibilità di manovrare flessibilmente l’Irap fino ad azzerarla se le condizioni delle casse lo consentono. Il Governo accelera sul federalismo fiscale e avvia (un po’ a sorpresa e in anticipo sulla tabella di marcia) l’esame del decreto legislativo che è uno dei tasselli più importanti del federalismo: quello appunto sull’autonomia fiscale delle Regioni. Previa illustrazione da parte del Ministro Calderoli, è iniziato infatti ieri in Consiglio dei Ministri l’esame preliminare di uno schema di decreto legislativo di attuazione della legge 42/2009 in materia di federalismo fiscale, concernente in particolare l’autonomia di entrata delle Regioni. Lo schema, spiega una nota di Palazzo Chigi, prevede l’attribuzione alle Regioni ordinarie di una quota dell’Irpef, di una compartecipazione all’Iva e di un’addizionale all’Irpef, oltre che di tributi propri. Il decreto prevede strumenti di flessibilità e manovrabilità per le Regioni, in grado di garantire loro il pieno esercizio delle funzioni e la definizione di una propria politica economica. Con la determinazione dei fabbisogni standard e i conseguenti risparmi di spesa, auspica la nota, sarà ridotta la pressione fiscale, mentre i ministri compenti attiveranno il confronto con i soggetti istituzionali interessati. La crisi politica dunque non ferma il cammino del federalismo fiscale. E come spiegava a metà agosto il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli – “anche con un governo dimissionario o sfiduciato l’approvazione dei decreti attuativi del federalismo va avanti”. Lo schema ieri sul tavolo dell’esecutivo contiene più o meno quanto aveva anticipato sempre in agosto il leader del Carroccio Umberto Bossi parlando di mix. Qualche settimana prima lo stesso Bossi aveva sostenuto che parte delle tasse dovranno andare direttamente agli enti locali e alle Regioni: nel caso delle Regioni, Bossi si era detto dell’idea che si dovesse arrivare a “una sola tassa” composta da “una miscela di Irpef e Iva”. Ora le intenzioni di Bossi sono nero su bianco sul decreto legislativo che prevede come detto anche strumenti di flessibilità e manovrabilità per le Regioni, “in grado di garantire loro il pieno esercizio delle funzioni e la definizione di una propria politica economica”.
Sulla problematica è intervenuto anche il Ministro dell’economia Giulio Tremonti, da Bruxelles, affermando che il federalismo fiscale italiano e la sessione di bilancio europea varata ieri dall’Ecofin sono due cose diverse, ma il federalismo “dovrà tener conto degli obiettivi europei”. Nel corso di una conferenza stampa al termine dell’Ecofin straordinario a Bruxelles, Tremonti ha osservato che”il federalismo è una cosa,l la sessione di bilancio è un’altra, ma anche il federalismo dovrà tenere conto degli obiettivi europei per la prima volta mettendo in campo la responsabilità fiscale”. Il ministro ha poi affermato che “siamo quasi alla fine” del processo di messa a punto del federalismo e ha ribadito che la riforma “è positiva perché allinea l’Italia all’Europa”. Si corregge “l’albero storto”, cioè il fatto che “l’Italia sia l’unico paese senza finanza locale”. Fenomeno, quello dell’eccesso di centralizzazione, che ha generato molti problemi del paese, fra cui l’alta evasione fiscale.

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