Come promessogli lo scorso 20 gennaio, in occasione della sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Regione Emilia-Romagna su iniziative comuni in materia di e-Government, il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta ha inviato ieri al presidente Vasco Errani un report puntuale sugli studi fin qui condotti sul tema dei risparmi realizzabili attraverso il ciclo prescrittivo digitale e più in generale con gli altri programmi di e-Health, medici in rete, certificati di malattia digitali, fascicolo sanitario elettronico, ecc.
Secondo uno studio di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici del 2010 l’introduzione delle ICT nella sanità (medici in rete, ricette e certificati di malattia digitali, fascicolo sanitario elettronico, prenotazioni di prestazioni online con pagamenti e refertazione digitale, telemedicina) comporterebbe un risparmio complessivo stimato in 12,4 miliardi di euro (pari all’11,7% dell’intera spesa del Servizio Sanitario Nazionale). L’introduzione della sola ricetta digitale comporterebbe invece un risparmio di circa 2 miliardi di euro (pari all’1,84% della spesa SSN). Si tratta di stime derivanti da elaborazioni di Confindustria basate sullo studio “Best Demonstrated Practice eHealth Impact”, commissionato dalla Commissione europea a Booz Allen Hamilton (2005). Le stime ottenute sono state confermate da alcuni casi di studio realizzati nelle regioni Campania, Piemonte e Marche.
Un altro studio, elaborato questa volta dal Tavolo della Sanità Elettronica (sede istituzionale di confronto tra Regioni e Province autonome), sostiene che grazie all’introduzione della ricetta digitale si otterrebbe una riduzione tra 1,8 e 2,1 miliardi di euro annui (pari all’1,6-1,9% della spesa del SSN): 600 milioni di euro derivanti dall’abolizione dei flussi cartacei e 1,2-1,5 miliardi di euro derivanti dalla riduzione di abusi e di errori materiali.
Nella documentazione inviata dal ministro Brunetta al presidente Errani si ricorda inoltre che la Regione Lombardia ha annunciato l’attivazione del progetto “ricetta digitale” a partire dal 2011: i risparmi, riferiti alla regione, sono stati stimati in circa 1 euro a ricetta, per un totale superiore ai 50 milioni di euro. La stima si riferisce esclusivamente ai risparmi derivanti dall’abolizione dell’intero ciclo della “ricetta rossa”.
Infine Palazzo Vidoni stima un risparmio annuo complessivo di 590 milioni di euro, così calcolato: 500 milioni di euro a favore dell’INPS derivanti dall’abolizione del data entry dei certificati di malattia cartacei; 20 milioni di euro a favore delle imprese derivanti dalla possibilità di un monitoraggio più efficace dell’assenteismo attraverso il certificato di malattia elettronico (attualmente le giornate indennizzate sono 60.277.000 per un costo totale di 1,9 miliardi l’anno, di cui 1,6 a carico delle imprese); 70 milioni di euro derivanti dall’abolizione dell’invio con raccomandata del certificato di malattia all’INPS e al datore di lavoro (il costo di ogni raccomandata è pari a 2,80 euro e i certificati di malattia emessi per i dipendenti del settore privato sono circa 12 milioni l’anno, per un totale di 24 milioni di raccomandate inviate ogni anno).
Brunetta segnala inoltre a Errani ulteriori risparmi possibili derivanti dall’adozione dei servizi di pagamento e di refertazione online che – oltre a introdurre semplificazioni e agevolazioni consistenti per i cittadini, sia in termini di tempo che di costi – consentirebbero di accelerare il percorso di innovazione dei sistemi informativi e delle procedure aziendali, favorendo la messa a sistema di soluzioni spesso attivate in forma sperimentale. Questo intervento può generare un impatto quantificabile, in termini di minore spesa pubblica, in oltre 400 milioni di euro annui.
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