Rinnovabili, operazione pulizia

Disco verde dal Governo al decreto. Dal 2013 via agli incentivi differenziati. Taglio retroattivo degli aiuti per eolico, biomasse e idroelettrico. Gli enti locali chiedono consultazioni

l 4 Marzo 2011
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Dopo le polemiche dei giorni scorsi salta il tetto di 8mila Mw di potenza fotovoltaica per ottenere gli incentivi e a giugno sulle rinnovabili si cambia musica: ci saranno nuovi obiettivi delle diverse fonti di energia, con step intermedi annuali, tariffe più basse ma anche limiti alle installazioni annuali. Il decreto legislativo, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, prevede la definizione di un nuovo sistema di incentivi per gli impianti che entrano in esercizio dal primo gennaio 2013, differenziato per quelli di taglia minore e maggiore. Per gli investimenti già effettuati si stabilisce che il ritiro dei certificati verdi prosegue fino al 2016, fissando il prezzo di ritiro al 78% di quello massimo di riferimento. Riguardo, in particolare, all’incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici le novità saranno disciplinate con decreto del ministro dello Sviluppo economico, da adottare, di concerto con il Ministro dell’ambiente, sentita la Conferenza unificata, entro il 30 aprile 2011, sulla base di alcuni principi tra cui la determinazione di un “limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti” e “la determinazione delle tariffe incentivanti tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell’Unione europea”. Novità per i terreni agricoli: gli incentivi ai terreni agricoli per gli impianti fotovoltaici saranno concessi solo a condizione che l’impianto non superi il 10% della superficie e non vada oltre 1 Mw di potenza. Quanto all’eolico, le biomasse e l’idroelettrico è prevista l’introduzione delle aste al ribasso e uno sconto sul taglio retroattivo agli incentivi, passato dal 30 al 22%. Arriva inoltre l’obbligo del 50% di energia ‘verde’ per i consumi di acqua calda sanitaria, riscaldamento e ‘raffrescamento’ per le abitazioni italiane entro il 2017. “Nel caso di edifici nuovi o edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, gli impianti di produzione di energia termica devono essere progettati e realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura, tramite il ricorso ad energia prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili, del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle […] percentuali della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento”. Infine un argine alle truffe. Chi cercherà di ottenere contributi per le fonti rinnovabili con “dati o documenti non veritieri” o “dichiarazioni false o mendaci” non potrà più richiedere incentivi per 10 anni, fermo restando che dovranno restituire le “somme indebitamente percepite”. 

LE REAZIONI
L’Italia rimarrà “saldamente dentro il settore delle rinnovabili, dando una prospettiva di sviluppo alle migliaia di aziende e alle decine di migliaia di lavoratori che operano nella filiera e assicurando un ruolo di protagonista al nostro paese anche nella ricerca che in questo campo sta facendo continui progressi con una prospettiva di riduzione del costo/chilowat che nel futuro potrà rendere queste fonti competitive rispetto ai combustibili fossili”, ha commentato il Ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo. Il decreto, secondo Prestigiacomo, “punta a dare stabilità e ‘moralità’ a un settore chiave per l’energia del futuro”. Bene per il Ministro il non aver “fissato alcun tetto, a 8000 mila megawatt, per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi”. Dal prossimo giugno, prosegue Prestigiacomo, saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. “Raggiungeremo un punto di equilibrio che terrà conto: dell’obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l’istallazione degli impianti; dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei”. “Con il decreto approvato oggi (ieri, ndr), il Governo intende dare impulso alla filiera produttiva dell’energia da fonti rinnovabili contrastando le speculazioni finanziarie che gravano inutilmente sulle bollette degli italiani”, fa eco il Ministro dello sviluppo economico Paolo Romani. “Nessun taglio, nessun tetto, nessuno stop allo sviluppo del settore produttivo e’ stato mai previsto – prosegue il Ministro – quanto piuttosto il potenziamento e la razionalizzazione del sistema per incrementare l’efficienza e l’utilizzo di questo tipo di energia, diminuendo gli oneri indiretti legati al processo di realizzazione degli impianti da essa alimentati (dall’autorizzazione, alla connessione, all’esercizio) e soprattutto eliminando l’effetto delle speculazioni finanziare che hanno approfittato del settore. Si apre dunque una nuova stagione per l’energia pulita”. Romani sottolinea inoltre che “il decreto e’ in linea con il nostro obiettivo energetico nazionale: ridurre il costo dell’energia per aziende e cittadini che oggi si attesta a circa +30% rispetto agli altri paesi europei. Intendiamo raggiungerlo prima di tutto diversificando il nostro mix energetico, promuovendo quindi la produzione da fonti rinnovabili ed il ritorno al nucleare. Un obiettivo non può prescindere dall’altro. Siamo un paese manifatturiero e non possiamo consentire che le nostre aziende si presentino sui mercati internazionali gravati del peso del costo energetico eccessivo rispetto ai competitor”, conclude Romani. Pier Luigi Bersani ha criticato il decreto. “Le decisioni del Consiglio dei Ministri sulle energie rinnovabili sono un disastro”, ha detto il segretario del Pd nel corso di una conferenza stampa alla Camera. “E’ vero che c’e’ stata una marcia indietro, ma si lascia per mesi e mesi nell’incertezza chi deve investire e le banche che non gli daranno i soldi”, ha spiegato. Così, ha aggiunto, “siamo a blocco di fatto”. “Il decreto approvato dal Consiglio dei Ministri conferma l’avvio da parte del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell’ambiente di una revisione dei parametri degli incentivi e delle quote delle energie rinnovabili utili al raggiungimento degli obiettivi fissati in sede Ue. Occorre un “Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili” che sia discusso con gli enti locali e che punti anche sui settori del solare termico, della biomassa, dell’energia prodotta da rifiuti, poiché il nostro Paese è ancora lontano dallo sfruttare il potenziale disponibile, basti pensare che per il solare termico, ad esempio, l’Italia è posizionata al quattordicesimo posto tra i paesi Ue”. Commenta così il presidente nazionale di Legautonomie e sindaco di Pisa, Marco Filippeschi. “Chiediamo che queste consultazioni – continua Filippeschi – coinvolgano il sistema delle autonomie e delle regioni, per riuscire a compiere attraverso un percorso condiviso un salto di qualità nei confronti di passate politiche che tanto sono costate ai cittadini – solo quest’anno pagheranno una sovrattassa di oltre 5 miliardi di euro per le energie rinnovabili – senza aver avuto alla fine i risultati sperati. L’obiettivo chiesto dall’Europa è chiaro: entro il 2020, il 20% dell’energia prodotta deve arrivare da fonti rinnovabili, come ha ricordato pochi giorni fa il commissario europeo per l’energia Günther Oettinger, e in Italia la quota è del 17%”.

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