22 milioni di bambini nell’UE sono sovrappeso e oltre 5 milioni obesi. Tutti d’accordo, quindi, con l’iniziativa UE di distribuire frutta nelle scuole, per scoraggiare il consumo di merendine industriali e altre leccornie piene di zuccheri e grassi. Poi, però, è arrivato il programma che co-finanziava progetti di questo tipo, e nel primo anno scolastico (2009-2010), è stato speso appena un terzo del budget allocato dall’UE. Perché non ha funzionato?
Il rappresentante della Commissione europea Lars Hoelgaard è venuto a dare spiegazioni davanti alla commissione Agricoltura del Parlamento lunedì 28 febbraio.
Fondi si, ma chi mette il resto?
Sui 90 milioni allocati dalla Commissione, solo 33 sono stati spesi: la prima ragione è che si tratta di un progetto co-finanziato: vuol dire che lo Stato, o le autorità locali, devono metterci una parte di risorse, e non tutti hanno reputato opportuno stanziare fondi sul progetto. In Germania, per esempio, solo 7 Lander (regioni) su 16 hanno partecipato.
Ma Hoelgaard ha anche ammesso che ci sono stati problemi di natura burocratica: troppe pratiche amministrative richieste per accedere ai fondi. La Commissione ha già semplificato le procedure per gli anni a venire.
Programmi partiti tardi
“Perché un programma di grande utilità per la salute come questo non è decollato?” si è chiesto Giovanni La Via durante l’incontro, PdL (PPE), sottolineando l’importanza dell’iniziativa per combattere l’obesità, ma ribadendo che – se è comprensibile che ci siano problemi legati al co-finanziamento – è inammissibile il ritardo con cui sono partiti i programmi.
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