«L’Italia sostenibile e a emissioni zero non é una chimera, ma una realtà possibile e già avviata in alcune realtà del nostro territorio». Lo afferma il Wwf Italia che, in occasione de ‘L’ora della terra’ di sabato scorso, ha presentato una prima mappa di modelli virtuosi ‘made in Italy’, che disegna quella «avanguardia sostenibile» nazionale fatta di comuni, province, imprese o gruppi di cittadini, che attraverso misure tecnologicamente avanzate o semplici accorgimenti per ottimizzare risorse ed energia, «stanno riducendo notevolmente il proprio impatto sul pianeta». Si tratta, sottolinea l’associazione, di pratiche ed esempi che «se fossero ‘clonati’ da tutti gli 8.000 comuni, dalle 110 province, dalle migliaia di imprese e gruppi di cittadini presenti sul nostro territorio, potrebbero davvero trasformare l’Italia», facendo guadagnare l’intero paese in equilibri ambientali, benessere economico e sociale, qualità della vita e sicurezza. Se, per esempio, gli 8.000 comuni italiani facessero come il quartiere di Bagnoli nel Comune di Napoli, dove la raccolta differenziata porta a porta «é arrivata alla strabiliante cifra del 91%», secondo le stime del wwf «nel 2020 l’Italia potrebbe essere un paese a ‘rifiuti zero’». Oppure, se tutti i comuni imitassero Lodi, «sarebbero tutti illuminati con lampade led o con lampade di ultima generazione ad altissima efficienza energetica, tagliando così il consumo di energia elettrica del 50%». Pratiche virtuose si registrano anche in altre parti d’Italia. Per cui, continua il Wwf, se gli 8.000 comuni italiani facessero come Corchiano (Viterbo), che «ha una percentuale di riciclaggio dei rifiuti dell’80-85%, raccoglie l’olio alimentare per farne bio-diesel per i veicoli comunali, fornisce acqua dalle fontanelle pubbliche, detersivi alla spina e biciclette alla polizia locale», allora «avremmo solo comuni virtuosi da dieci e lode». E se tutti facessero come il Comune di Capannori (Lucca), «che risparmia 13.272 tonnellate all’anno di co2 grazie al riciclo di carta, vetro, plastica e al riutilizzo dell’organico», allora «potremmo ridurre la nostra produzione pro-capite di rifiuti di oltre il 30%». Ancora, se tutti i Comuni facessero come Cassinetta di Lugagnano (Milano), «il consumo del suolo sarebbe azzerato, a tutto vantaggio della conservazione sul lungo periodo delle superfici agricole, della riduzione delle emissioni e degli equilibri ambientali». Ma questi elencati dall’associazione «sono solo alcuni esempi che rappresentano le molte potenzialità già operanti sul nostro territorio» in ambiti come il risparmio energetico, l’utilizzo della risorsa idrica, i rifiuti o la mobilità sostenibile. La sfida «é promettente», specie «se si ragiona in una logica di vasta scala territoriale». La Provincia di siena, per esempio, é la prima che si é posta l’obiettivo ‘carbon free’ entro il 2015, e oggi «ha un saldo di co2 per abitante di quattro volte inferiore alla media italiana (ogni abitante della provincia pesa sull’ambiente circa 1,7 tonnellate all’anno contro le 8 della media nazionale)» e si é data l’obiettivo di arrivare entro il 2015 a un bilancio di emissioni pari a zero per l’intero territorio. La Provincia di Modena invece ha approvato nel 2009 una pianificazione territoriale partecipata per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, che prevede limiti all’uso di nuovo territorio a fini residenziali del 3-5%, efficienza energetica territoriale e degli edifici, fonti rinnovabili e reti ecologiche.
Wwf Italia : la mappa dei comuni sostenibili
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