Succhi di frutta, ovvero non aprite quel bicchiere

l 19 Aprile 2011
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Il consumo di succhi di frutta in Europa è quasi raddoppiato negli ultimi due decenni, soprattutto grazie ai benefici percepiti dai consumatori per la propria salute. Ma cosa c’è realmente nel bicchiere? Succo, nettare o una miscela di varie componenti? Una nuova proposta legislativa del Parlamento vuole migliorare i requisiti di produzione e aiutare i consumatori a fare scelte più sane.
Sapevate che oltre l’80% dei succhi d’arancia, il più popolare tra i succhi di frutta in Europa, viene dal Brasile e dagli Stati Uniti? Assorbendo i 2/3 delle esportazioni mondiali, l’UE ne è il maggior importatore.

Succhi d’oltreoceano, un danno per il clima
L’importazione su larga scala causa pesanti emissioni di CO2 collegate ai trasporti, come evidenzia il rapporto della commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare, presentato oggi 18 aprile dal socialista spagnolo Andres Perello Rodriguez. Ma quali altre conseguenze ha evidenziato la relazione, e quali sono le proposte?

Consumare locale, più sano e più sicuro
La nuova proposta di legge europea, in corso di esame da parte del Parlamento, mira a rafforzare il consumo di prodotti locali con lo scopo di:

  • ridurre il trasporto su lunghe distanze, diminuendo così l’inquinamento legato alle emissioni di CO2.
  • controllare che la produzione avvenga nel rispetto delle normative sociali e lavorative stabilite dal diritto comunitario.
  • assicurarsi che i prodotti rispettino i principi di sicurezza alimentare stabiliti dall’Unione europea.

I produttori brasiliani e statunitensi coltivano soprattutto arance per la lavorazione, mentre i coltivatori europei utilizzano la frutta esclusa dal mercato del prodotto fresco, per dimensioni o piccoli difetti, ma comunque ancora adatta al succo di alta qualità. Questo tipo di produzione dovrebbe essere incoraggiata, per commercializzare le eccedenze ed evitare la distruzione di frutta.
Sempre secondo il rapporto, inoltre, si dovrebbe consentire ai produttori europei di aggiungere fino al 10% di succo di mandarino a quello d’arancia. Ciò permetterebbe di intensificare il gusto, apportare vantaggi alla salute e, allo stesso tempo, non concedere un vantaggio sleale ai produttori extracomunitari, che già possono farlo.

Più informazione per i consumatori
La nuova direttiva affronta anche il problema dell’insufficiente informazione dei consumatori, chiedendo una chiara distinzione sui prodotti tra le denominazioni “succo” e “nettare”, in base alla presenza o meno di zuccheri aggiunti.
Si tratta di un tema importante perché i consumatori, e soprattutto gruppi particolari come bambini, diabetici o persone con problemi di peso, devono sapere con certezza quanto zucchero è contenuto in una bevanda.
I deputati propongono, quindi, campagne informative che chiariscano ai cittadini in modo inequivocabile la differenza tra “succo di frutta”, che non contiene zucchero aggiunto, e “nettare”, ricavato da succo concentrato con possibile aggiunta di zucchero o dolcificanti.

Altre iniziative
Il rapporto discusso oggi è solo una delle proposte volte a migliorare la sicurezza alimentare dei consumatori. Sono attualmente al vaglio del Parlamento anche regole più rigide sull’etichettatura degli alimenti, divieti agli OGM e restrizioni alla somministrazione di antibiotici negli allevamenti.

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